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bandiera bianca

Cari docenti precari, l'alternativa all'algoritmo è la chiamata diretta

Antonio Gurrado

Essere perplessi per come sono state assegnate le cattedre è legittimo, ma un sistema meno inumano c'è ed è affidarsi alle valutazioni del dirigente scolastico. Peccato che a rifiutarlo siano gli stessi che protestano contro l’algoritmo

In molti sono a dir poco perplessi dal famigerato algoritmo che quest’anno ha distribuito i docenti precari sulle scuole d’Italia, per motivi sensati: ha commesso errori marchiani (come capita ad alcuni algoritmi), è ottuso (come capita a molti algoritmi), è inumano (come capita a tutti gli algoritmi). Su un documento di Potere al popolo, circolato qualche giorno fa, si parlava addirittura di “roulette russa” dell’algoritmo, così come anni addietro i docenti di ruolo trasferiti da Campobasso a Sanremo sostenevano di essere stati “deportati”; se non si drammatizza all’estremo il discorso sulla scuola, nessuno se ne accorge. Ragionevolmente verrebbe invece da domandarsi: qual è il sistema meno inumano, meno ottuso e col minor rischio di errori marchiani nell’assegnazione delle cattedre? L’unica soluzione che mi viene in mente è una persona, un singolo individuo che presti attenzione a cosa combina, sia magari intelligente e si dimostri in grado di superare il test di Turing. Tradotto, il dirigente scolastico; che, in base alle caratteristiche del singolo docente e alle esigenze della sua specifica scuola, vaglia i cv dei candidati e seleziona il docente più adatto. Di chiamata diretta si era parlato ai tempi della Buona Scuola e se ne torna a parlare adesso, con l’idea dei docenti di sostegno concordati singolarmente fra istituto e famiglie interessate. Peccato però che a rifiutarla siano gli stessi che protestano contro l’algoritmo: va bene che è inumano, ma a scuola evidentemente bisogna evitare anche gli eccessi di umanità.

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