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Bandiera Bianca

Ogni scheda conta. Il paradosso della democrazia a Mirabella Eclano

Antonio Gurrado

Rep. sdegnata per le poche centinaia di voti che decidono il sindaco nel paese di origine del ministro Piantedosi e che ospiterà una fase G7. Ma in un borgo di 4.000 elettori, il margine è ampio

Sempre annidato nei dettagli, il diavolo si è nascosto oggi in un articolo su Repubblica, dove si scriveva che è bastato un margine di soli seicento voti per eleggere il sindaco di Mirabella Eclano, paese d’origine del ministro Piantedosi che ospiterà una fase del G7. Lì per lì si viene squassati dallo sdegno: ma come, un ruolo importante come quello di sindaco deciso per soli seicento voti? Non sarà necessario un riconteggio? E davvero vogliamo lasciare le sorti di un comune appese a così poche teste? Poi però basta fare due conti per scoprire che in paese gli elettori sono quattromila, e che quindi seicento voti equivalgono a una fetta più che consistente; dagli stessi dati si sarebbe potuto concludere che il sindaco di Mirabella Eclano è stato eletto con un bel 14% di vantaggio sull’avversario, e che seicento voti corrispondono grossomodo all’intero patrimonio locale del Partito Democratico o del MoVimento 5 Stelle (nonché al triplo della Lega). La morale? Il paradosso stesso della democrazia: quando andiamo a votare, se veniamo osservati dal telescopio delle percentuali sembriamo una forza storica; se invece veniamo scrutati con il microscopio del singolo voto che infiliamo nell’urna sembriamo soltanto – parafrasando Longanesi – un paio di stupidi.

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