Come sarebbe Milano senza auto
Interessante iniziativa: sgomberare alcune aree dalle macchine parcheggiate, per vedere l’effetto che fa. La città diventa grande il doppio e bella il decuplo. E magari ci fa riflettere sull’opportunità di scegliere tram o metro, o magari usare le gambe. C’è tuttavia un però
Un’interessante iniziativa si è svolta questo fine settimana a Milano: sgomberare determinate aree dalle auto parcheggiate, per vedere l’effetto che fa. Io, ad esempio, sono particolarmente affezionato alla zona di Piazzale Libia; una volta fatte sparire le auto parcheggiate sulle strisce blu, sulle strisce gialle per residenti, sui marciapiedi, nei vicoli ciechi, sulle isole di traffico, sotto gli alberi e fin quasi sull’adiacente monumento ai caduti del Saroldi, il risultato è invero notevole. La città ne guadagna in sollievo e respiro, ci si accorge che quelle strade già ampie sono in realtà degli immensi boulevard e si intuisce che, senza più automobili, Milano diventerebbe grande il doppio e bella il decuplo.
C’è tuttavia un però. Milano è una città che trovo ben amministrata, stante che l’amministrazione consiste nel quotidiano compromesso fra la vocazione monumentale/turistica (siamo appena sopravvissuti alla settimana della moda) e il parossistico dinamismo quotidiano, con frequenti vertici di delirio (siamo appena sopravvissuti alla settimana della moda). Far sparire le automobili un weekend ogni tanto, a chiazze, può anche essere una bella iniziativa simbolica, che magari fa riflettere sull’inopportunità di prendere la macchina a discapito del tram o della metro, o magari delle gambe: Milano è tutta in piano, a Milano si va a piedi. L’idea però di eliminare le automobili una volta per tutte – che spero nessuno abbia in mente – significherebbe eliminare quel senso di poter fare qualsiasi cosa in qualsiasi istante, che costituisce la cifra di questa città; significherebbe sacrificare un’espressione, pur con tutti i suoi difetti, della libertà che caratterizza i milanesi dai tempi di Ariberto da Intimiano, dai tempi di Carlo Cattaneo.