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Bandiera bianca

Modesta proposta per far funzionare i referendum: raccogliere i conti correnti insieme alle firme

Antonio Gurrado

Porre un quesito referendario richiede tempo, fatica e soprattutto denaro. Ecco perché in caso di mancato raggiungimento del quorum, potrebbero essere gli stessi firmatari a risarcire i costi elettorali dell'intera macchina statale

Ha ragione chi dice che la norma sulla proposta di referendum prevede soltanto la raccolta di cinquecentomila firme, non che raccoglierle debba essere difficile. Pertanto il mezzo milione di firme raccolte online per il referendum sulla cittadinanza vale tanto quanto il mezzo milione raccolto citofonando porta a porta, trascorrendo ore di attesa sotto il sole cocente oppure confidando che il banchetto non voli via travolto dalla furia degli elementi. Resta certamente il rischio che la gente, comodamente seduta a casa propria, firmi proposte a capocchia; rischio che tuttavia si corre anche quando la gente passeggia in centro o prende il sole in spiaggia.

Ed è per questo che suggerisco di arricchire d’ora in poi la proposta di referendum con la raccolta, oltre che delle firme, anche dei numeri di carta di credito. In tal modo, una volta che un referendum dovesse fallire per mancanza di quorum, ossia perché cinquecentomila firmatari superficiali hanno fatto scomodare la macchina statale per nulla, potranno essere prelevate dai loro conti correnti delle quote che coprano le spese elettorali. Stiamo parlando di circa duecentocinquanta milioni nel complesso, che divisi per cinquecentomila non fanno poi un grande esborso. Voi vi fidereste di qualcuno che, per un’idea in cui crede, non sarebbe disposto a pagare cinquecento euro di tasca propria?

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