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Bandiera Bianca

Un Natale anticipato per non pensare alla crisi del Venezuela

Antonio Gurrado

Il presidente Nicolás Maduro ha spostato la festività da dicembre a inizio ottobre per distogliere la popolazione vessata da crisi economica, mancanza di prospettive e privazione di libertà

Buon Natale a tutti: augurio che, gradito quantunque, potrebbe invero sorprendervi, a meno che non vi troviate in Venezuela, dove Maduro ha disposto uno stravagante e capriccioso anticipo delle festività. Non si tratta solo della bizzarria di un dittatore, come quelle del guerrigliero che in “Bananas” di Woody Allen decretava che la lingua ufficiale di un Paese sudamericano fosse lo svedese e che i suoi abitanti fossero tenuti a indossare le mutande sopra i pantaloni, onde verificarne il cambio ogni sei ore. Qualsiasi analista politico ha ben chiaro che Maduro ha anticipato a inizio ottobre l’apertura delle festività, con relative decorazioni, in modo tale da tenere alto (per finta) il morale di una popolazione vessata da crisi economica, mancanza di prospettive e privazione di libertà. La scelta di Maduro, inaugurare la stagione festiva con ottanta giorni di anticipo sul Natale, appare dunque uno stratagemma disperato per distrarre le masse, distogliendole dai problemi sociali e politici con lustrini e cotillon. Non va assolutamente confusa con il fatto che, dalle nostre parti, già affiorino i primi panettoni nelle vetrine, e che a Londra l’accensione delle grandi luminarie di Oxford Street sia in programma per il 5 novembre, cinquanta giorni prima del Natale. Quella è tutta un’altra cosa.

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