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Trump che serve al McDonald's e il cortocircuito tra realtà e finzione
Focalizzarsi su ogni minimo dettaglio rischia di far perdere la visione d’insieme. Il caso della photo opportunity del candidato del Gop che finge di servire dei clineti (in realtà suoi sostenitori) in un fast food (noleggiato) in Pennsylvania
Grande scandalo poiché Donald Trump ha servito per un quarto d’ora i clienti di un McDonald’s in Pennsylvania, però facendo finta. Nel senso che – spiegano i giornali – il fast food risultava chiuso e gli avventori erano stati convocati in loco appositamente selezionandoli fra sostenitori del Gop.
Certo, dal punto di vista meramente definitorio, verrebbe da chiedersi se la finta in realtà non fosse vera: di fatto equivaleva a far chiudere il locale noleggiandolo per un evento privato, in cui degli invitati venivano serviti da chi gli pareva, che nella circostanza specifica capitava essere anche candidato alla Casa Bianca.
Dal punto di vista della campagna elettorale, poi, la polemica fa sbadigliare, in quanto si tratta di una photo opportunity, ossia della creazione artificiale di un contesto da utilizzare come scenografia per la propaganda; si è sempre fatto, sempre si farà e, sotto questo aspetto, qualsiasi campagna elettorale a ogni latitudine andrebbe considerata finta dall’inizio alla fine.
Il fatto è che, con tutto ciò che ha combinato Trump, focalizzarsi su ogni minimo dettaglio per screditarlo rischia di far perdere la visione d’insieme. Va bene, l’immagine di un anziano vip che serve in cravatta hamburger e patatine sarà stata finta, ma era verosimile. Del tutto assurda appariva invece l’immagine di uno sciamano che irrompe in parlamento per spaccare tutto. Eppure era vera.
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Le incoronazioni costano, scandalizzarsi no
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