(foto Ap)

Bandiera Bianca

Cosa distingue i magnati del tech dagli imperatori decadenti

Antonio Gurrado

I finanziamenti di Musk a Trump fino alle elezioni. La festa anni Settanta organizzata da Zuckerberg per la moglie. Sono Eliogabali che si permettono solo follie ragionevoli

Non c’è da stupirsi se gli eccessi dei magnati della tecnologia sembrano ai nostri occhi le follie di imperatori decadenti. Ai monopolisti di internet – dai social network alle piattaforme di pagamento, passando per una vastissima gamma di sfumature talora imponderabili – abbiamo affidato il potere sulla nostra anima, esteriorizzata nello smartphone, rendendoli più sovrani delle istituzioni statali che governano sui nostri corpi svuotati e ipnotizzati dalla luce dei monitor. Resta tuttavia una differenza: le follie degli imperatori decadenti avevano un che di grandioso e di autodistruttivo; erano stravaganze caratterizzate da una dépense che sottintendeva un sostanziale disinteresse nei confronti del dominio, una sprezzatura che rimpiccioliva l’importanza di tutti i beni che sprecavano. Non si può dire altrettanto dei magnati della tecnologia.

 

Prendete Elon Musk, che promette un milione di dollari a un suo sostenitore a caso, ma solo fino al giorno delle elezioni americane; se non gli interessasse così tanto il proprio patrimonio, proseguirebbe oltre, senza fare questi conticini da rigattiere. Prendete Mark Zuckerberg che spende non so quanto per organizzare una festa anni Settanta in onore della moglie; ricade nello stereotipo dell’impiegato che si concede un ballo in maschera per rifuggire da una vita che trova frustrante. Questi aspiranti Eliogabali sono in realtà degli imperatori timidi; non sono abituati alla ricchezza e al potere, non li danno per scontati, quindi sentono di potersi permettere soltanto follie ragionevoli.

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