Bandiera Bianca

Quella strana somiglianza tra Vasco e Salvini

Antonio Gurrado

Vasco Rossi contesta il ministro dei Trasporti sul nuovo codice della strada. Uno dice bianco e l'altro dice nero ma, in fondo, sono indistinguibili. Sarebbe bello vederli insieme sul palco

La principale caratteristica della polemica fra Vasco Rossi e Matteo Salvini è che io non riesco a distinguere Vasco Rossi da Matteo Salvini. Sono certo ci siano differenze che balzano agli occhi dei più, ma temo restino nell’alveo del trascurabile campo dei contenuti: uno dice bianco e l’altro dice nero, uno dice sopra e l’altro dice sotto, uno dice bla bla bla droghe leggere e l’altro dice bla bla bla droghe leggere, però al contrario. Dal punto di vista della forma, che costituisce sempre la vera sostanza, i due mi appaiono indistinguibili. Entrambi utilizzano i social per aizzare una massa di fan in delirio. Entrambi amano i bagni di folla ma preferiscono passare per un Cincinnato che vive in disparte. Entrambi si rivolgono allo stesso pubblico (e sarebbe bello fare un sondaggio, per capire quanti fan di Vasco Rossi lo siano anche di Matteo Salvini e viceversa): quello nazionalpopolare, che resta affascinato da una retorica un po’ grossolana, dallo slogan rozzo ma efficace, dal concetto semplificato presentato come frutto di prolungata meditazione, dal paradosso provocatorio che dice pane al pane e dall’occasionale malapropismo. Entrambi trovano che la vita sia un brivido che vola via, entrambi si rivolgono a una generazione di sconvolti che non ha più santi né eroi. La principale caratteristica della polemica fra Vasco Rossi e Matteo Salvini è che mi piacerebbe vederli insieme sul palco, a cantare “Vita spericolata”, “Bacioni”, “Siamo solo noi” e “La pacchia è finita”.

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