bandiera bianca
Benvenuti in Itaglia, terra di cultura
Ecco perché non c'è da stupirsi degli imbarazzanti errori di ortografia sui cartelli stradali con le indicazioni per Agrigento, capitale italiana della cultura per il 2025
Io non mi stupirei degli imbarazzanti errori di ortografia sui cartelli stradali con le indicazioni per Agrigento, capitale italiana della cultura per il 2025: non perché sia Agrigento, ma per quel che è la cultura. In Italia se ne parla infatti come di un concetto totalmente astratto e indefinitamente malleabile, che può essere adattato a qualsiasi espressione dell’animo umano, dai graffiti rupestri alla cucina tradizionale, dai B-movie agli immancabili bambini che si straziano l’ugola cantando a mo’ di adulti, dalla splendida cornice di un sito archeologico utilizzato come sfondo di ritrovi della pro loco all’agopuntura o alla pranoterapia: purché tutto sia approssimativo e privo del presupposto che la cultura implichi conoscenza. In Italia, infatti, la cultura è un elemento decorativo, che sta bene su qualsiasi cosa e si porta ovunque con nonchalance, di modo tale che nominare una città capitale della cultura significhi tutto e non significhi nulla: vuol dire rivestirla di un manto nobiliare trasparente e forse inesistente, come nella Spagna seicentesca tutti erano cavalieri e nessuno contava alcunché. Non saranno alcuni strafalcioni sui cartelli stradali a privare Agrigento del titolo di capitale italiana della cultura, anzi; tornano molto utili a farle incarnare il ruolo di capitale della cultura all’italiana.
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