Bandiera Bianca
La Gioconda si sposta ma per la massa di turisti serve una Parigi immaginaria
Per visitare la capitale francese in santa pace forse bisognerebbe costruire una sorta di Las Vegas per innamorati e gourmet in cui concentrare la riproduzione esatta di tutti i principali luoghi di interesse come Notre Dame, la Torre Eiffel, il Sacré Coeur e l'arco di Trionfo
Una modesta proposta, anzi une modeste proposition, per Emmanuel Macron. Il Presidente si appresta a far trasferire la Gioconda in una collocazione più consona rispetto all’attuale sala del Louvre, dove – a detta di molti – il capolavoro leonardesco risulta difficilmente individuabile, faticosamente visibile, insopportabilmente assediato, inevitabilmente sommerso dalle mani alzate al cielo dei più compulsivi scattatori di fotografie. L’idea di spostare la Gioconda in un’altra sala è solo un primo passo; quello successivo è, come ha ventilato Macron, dedicarle una sala apposita, con ingresso autonomo e biglietto a parte. Bene, benissimo, anzi: io proporrei ulteriori migliorie.
Esporre in questa nuova sala una copia della Gioconda, tanto la massa di turisti non la distingue dall’originale. Ricreare attorno a questa sala uno pseudo-Louvre farlocco, tanto la massa di turisti in larga parte ignora le altre sale. Costruire attorno allo pseudo-Louvre una Parigi immaginaria, da cartolina; una sorta di Las Vegas per innamorati e gourmet, in cui concentrare la riproduzione esatta di tutti i principali luoghi di interesse, da Notre Dame alla Torre Eiffel, dal Sacré Coeur all’arco di Trionfo. Tanto la massa di turisti vuol vedere solo quello.
Grazie a questo dispendioso ma risolutivo accorgimento, infatti, potremo tornare a visitare Parigi in santa pace; potremo percorrere le sale del Louvre ascoltando il rimbombo dei nostri passi; potremo andare nella sala della Gioconda per concentrarci, finalmente, sull’immenso capolavoro che custodisce: “Le nozze di Cana” di Paolo Veronese, il quadro esattamente di rimpetto, quello che non guarda mai nessuno.