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Bandiera bianca

Un comune toscano impone di non usare l'inglese. Ma non sappiamo neanche l'italiano

Antonio Gurrado

Sui documenti municipali di Castiglion Fiorentino si dovranno evitare termini inglesi facilmente sostituibili da parole nostrane. Ma nei negozi, sul treno e nel parlato comune, quella italiana sembra ormai una lingua immaginaria

Il comune di Castiglion Fiorentino ha stabilito che i documenti municipali dovranno evitare, per quel che è possibile, l’utilizzo dell’inglese, ricorrendo invece a termini italiani, ove ne esista un equivalente. Il principio è indubbiamente valido, ma presenta un problema teorico a monte. Com’è noto, in Italia si parla inglese senza saperlo, solo per darsi un tono: nei casi estremi l’esterofilia si manifesta tramite biascichii e mugugni, che di tanto in tanto culminano in strida degne di Alberto Sordi che minaccia i maccheroni; nei casi abituali, che costituiscono pressoché la totalità, i lemmi stranieri vengono utilizzati in modo approssimativo, per indicare concetti vaghi, o in modo equivoco, per camuffare ciò che non si è capito. Ad esempio, sono cinque anni che chiunque la trincia da gran sultano con lo smart working, senza accorgersi che ciò che definiamo così – stare connessi da casa anziché dall’ufficio – è in realtà remote working o telelavoro, mentre lo smart working consiste nell’organizzazione autonoma di orari e priorità in base a obiettivi concordati. Del resto, in Italia si parla italiano allo stesso modo.

Nei negozi si applica la scontistica, sul treno si svolgono le operazioni di controlleria, i problemi sono diventati problematiche, si tiene la barra dritta per andare avanti benché la barra a dritta conduca verso destra, la decade si è dilatata da dieci giorni a dieci anni, la resilienza ormai è un tema; capire una partita di calcio è diventato impossibile, fra ripartenze e quinti, mentre il piede sinistro è diventato mancino e, in una telecronaca, ho sentito dire che un giocatore era stato espulso “per eccesso di gestualità”, avendo platealmente mandato l’arbitro a fanculo in eurovisione; lo stesso Pnrr, di cui tutti ci riempiamo la bocca e le tasche, viene alternativamente chiamato pi-enne-erre, pi-enne-enne, pi-enne-enne-erre, benché qualcuno lo confonda col Pnl. Il comune di Castiglion Fiorentino ha dunque un bel dire che non bisogna utilizzare l’inglese bensì l’italiano; di fatto, sta solo imponendo di non usare una lingua immaginaria, ma di usarne un’altra.

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