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Bandiera bianca
Da Karla Sofía Gascón a Mark Zuckerberg: le persone sono un impasto di bene e di male
C'è un principio che vale sia per l'attrice protagonista di Emila Pérez sia per l'attore protagonista di The social network: non è vero che se uno sembra buono, allora dev’essere tutto buono, ma, se si scopre che fa qualcosa di cattivo, allora dev’essere tutto cattivo
Cosa lega la notizia che Netflix non sosterrà la candidatura agli Oscar di Karla Sofía Gascón alla richiesta, da parte di Jesse Eisenberg, di non venire più associato a Mark Zuckerberg? Nel primo caso, com’è noto, l’attrice protagonista di “Emilia Pérez” è caduta in disgrazia perché sono stati scovati suoi vecchi post volgari e razzisti; e pensare che, sulle prime, sembrava un’eroina, l’incarnazione del riscatto queer nell’epoca dei fetentoni trumpiani. Nel secondo caso, l’attore newyorchese che aveva interpretato Zuckerberg nel vecchio film “The social network”, forte anche di una vaga somiglianza, oggi non ritiene accettabile la sola associazione d’idee col magnate che d’emblée ha cestinato il fact checking e la moderazione dei contenuti, diventando lui stesso un fetentone trumpiano; e pensare che, sulle prime, il fondatore di Facebook sembrava un filantropo che aveva escogitato il metodo per connetterci tutti e annullare le distanze fisiche, ideologiche e gerarchiche, coinvolgendoci in un girotondo nell’Eden virtuale.
In entrambi i casi, invale il principio per cui, se uno sembra buono, allora dev’essere tutto buono, ma, se si scopre che fa qualcosa di cattivo, allora dev’essere tutto cattivo. È un criterio da bambini che disegnano brutti i malvagi e belle le persone a cui vogliono bene; è un criterio da settari che temono la benché minima contaminazione della propria presunta purezza. Poi, un giorno, diventeremo adulti, o usciremo dalla setta, e ci accorgeremo che le persone sono un impasto di bene e di male, quindi vanno prese così come sono, senza entusiasmo né sconforto. Lo capiremo troppo tardi, però, quando già ci odieremo tutti.

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