L'Ufficio della Fede di Trump, senza cattolici inginocchiati davanti a lui

Cattolicesimo, religione di libertà. Se c’è una cosa che mi ha colpito della foto del cosiddetto Ufficio della Fede, nello studio ovale con Donald Trump, è la totale assenza di prelati cattolici, forse più significativa ancora delle nette parole con cui la Chiesa si è espressa contro le politiche della nuova Casa Bianca. Non credo che l’ostilità sia dovuta all’evenienza che Trump sia “di destra” (all’americana) o alla sua fede riformata; il Papa non l’aveva mandata a dire nemmeno a Joe Biden, che era cattolico e “di sinistra” (sempre all’americana).

È proprio che il cattolicesimo è molto affezionato a quel versetto degli Atti degli Apostoli (5, 29) in cui san Pietro dice che bisogna obbedire a Dio anziché agli uomini. In fondo, Martin Lutero ha avuto agio di inventare la propria religione trascorrendo mesi sotto la protezione, per non dire in prigionia, del principe elettore di Sassonia, e, quando alcuni suoi sostenitori si erano ribellati ai feudatari, li aveva esortati alla sottomissione; l’anglicanesimo è sorto dal capriccio del re d’Inghilterra che voleva una moglie nuova; il fondatore del calvinismo era un così acceso sostenitore della propria libertà da negare quella altrui, mandando in galera Sebastiano Castellione per averlo contraddetto e, visto che la legge ginevrina prevedeva che l’accusatore venisse posto in custodia cautelare fino al processo contro l’accusato, fece sporgere denuncia al proprio cameriere.

John Locke, che ha detto tante cose giuste, è incorso in un fraintendimento nella “Lettera sulla tolleranza”, dove scriveva che i cattolici non sono cittadini affidabili poiché sono sudditi di un sovrano straniero, ossia il Papa. Se avesse visto la foto dei religiosi nello studio ovale, avrebbe più coerentemente concluso che i cattolici sono invece ottimi cittadini: non corrono a inginocchiarsi a mani giunte davanti al primo che comanda.