Cerasa for president
La butto lì: qualcuno che non si adegui al cabaret della politica, che coltivi le idee che guidano l’innovazione, che si occupi dei millennial. E’ proprio ciò che ha fatto questo giornale nei giorni scorsi a Venezia
Dalle elezioni del 4 marzo sono passati quasi due mesi. Ci siamo sorbiti i riti delle consultazioni al Quirinale, l’incarico (esplorativo) alla Presidente del Senato, l’incarico (esplorativo) al Presidente della Camera, le scaramucce dei leader giovani e le contorsioni di quelli senior, che non accettano l’inesorabile passare del tempo. Lo spettacolo che la politica sta dando non è certo un modello di concretezza e di efficienza, ma ci siamo abituati. O meglio, c’erano abituati quelli della mia generazione, che hanno combattuto la Prima Repubblica (figlia di Bisanzio) per aprire le porte alla Seconda (figlia dell’Illuminismo?). Dopo due mesi siamo ancora qui, in trepida e fiduciosa attesa del parto di governo. La vittoria del centrodestra in Molise e Friuli-Venezia Giulia risolverà il dilemma? Difficile. Un Partito democratico lacerato darà il via libera all’accordo con i grillini? Ancora più difficile. Questo gioco del tutti contro tutti ha un solo finale degno: elezioni anticipate, con una nuova legge elettorale che funzioni. Ma nel frattempo chi governa il paese? La butto lì: qualcuno che non si adegui al cabaret della politica, che coltivi le idee che guidano l’innovazione, che si occupi dei millennial che fuggono dall’Italia e del futuro delle nostre imprese. E’ proprio ciò che ha fatto questo giornale nei giorni scorsi a Venezia, organizzando il Tech Festival con i protagonisti della modernità che conoscono il mondo reale. Ecco, Cerasa for President: sarebbe davvero l’inizio della Terza Repubblica. Stay tuned.
barbari foglianti