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Ilva, il delitto quasi perfetto

Roberto Maroni

Il ministro Di Maio lancia la bomba ma non annulla la gara né la conferma. La nuova categoria giuridica della quasi-illegittimità

Il ministro Di Maio lancia la bomba: “Sull’Ilva è stato commesso il delitto perfetto: la gara è illegittima, ma non si può annullare”. Sarà il caldo agostano che mi attenua un po’ i riflessi, ma non ricordo mi fosse mai capitata una cosa simile da ministro e governatore. Anch’io ho trovato, talvolta, atti precedenti poco chiari, discutibili, addirittura viziati. Ma in questi casi il rimedio c’è, ed è semplice: se la gara è illegittima la annullo, altrimenti (anche se non mi piace) la confermo. Il ministro Di Maio invece non fa né l’una cosa né l’altra. Perché? Il governo gialloverde è ancora nella sua fase di indecisione creativa (le concessioni autostradali le revoco, anzi no; la Tav si fa, ma forse no) e il ministro s’è dunque adeguato, creando una nuova categoria giuridica: la quasi-illegittimità. Che (non esistendo ancora nell’ordinamento) è quasi-impossibile revocare. Geniale.

  

Sarà un caso, ma proprio in questi giorni ricorre la nascita di un grande maestro della commedia napoletana, Peppino De Filippo. Che sarebbe stato certamente fiero di tanta leggiadra destrezza semantica. Mi fermo qui, per rispetto del ministero del Lavoro che ho avuto l’onore di guidare per cinque indimenticabili anni. E per chiudere in leggiadria, spero che quello che succede a Roma non sia l’effetto zodiacale di un personaggio nato anche lui in questi giorni, quasi 2000 anni fa: si chiamava Gaio Giulio Cesare Augusto Germanico, detto Caligola. Stay tuned.

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