E’ vero, il governo guidato da Giuseppe Conte non è (ancora) morto, e l’invito che tradizionalmente si accompagna al caro estinto è prematuro. Certo è che per l’inquilino di Palazzo Chigi tira una brutta aria, se le minacce renziane di far saltare il banco avranno un seguito. Non mancano precedenti in questa sinistra arruffona, come quello che segnò la fine anticipata del governo Prodi a opera di Fausto Bertinotti e della sua Rifondazione comunista. Ma quelli erano comunisti seri, alle decisioni seguivano i fatti. La politica di oggi è altra cosa. Anche l’altro Matteo dice alla Verità che non crede alla crisi: “Ho perso il conto delle volte che Renzi ha minacciato di far cadere questo governo e poi ha fatto retromarcia, questa volta sarà come le altre”. Ma al giornalista che gli prospetta, in caso di crisi, l’ipotesi di quel governo tecnico e istituzionale a guida Mario Draghi fortemente sponsorizzato da Giancarlo Giorgetti risponde, a sorpresa, con una netta chiusura: “Io parlo di un governo politico a guida centrodestra. Non mi sono mai piaciuti gli inciuci e le ammucchiate e non cambierò idea in questa circostanza”. Beh, che dire, grande è la confusione sotto il cielo, e la situazione è (tutt’altro che) eccellente. Non ci resta che affidarci a te, caro Babbo Natale: sotto l’albero quest’anno facci ritrovare un po’ di quella normalità di cui (soprattutto in politica) si sono perse le tracce. Ne abbiamo tutti una grande nostalgia. Stay tuned.
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