Sugli acquisti tecnologici l'importante è non farsi gabbare
Milena Gabanelli dice che l’industria dell’elettronica ci gabba con il deterioramento precoce dei propri prodotti, ma non è proprio così e per i consumatori ci sono anche aspetti positivi
Quest’oggi sul Corriere Milena Gabanelli tratta il tema della obsolescenza programmata dei dispositivi elettronici e degli elettrodomestici.
Per obsolescenza programmata si intende il deperimento nel tempo di un dispositivo e, nella sua accezione negativa, la possibilità che il produttore ne limiti appositamente la durata e la riparabilità, in modo da incentivare i consumatori ad acquistare nuovi prodotti, anziché mantenere e, se necessario, riparare quelli già in possesso.
Il tema è poi diventato di particolare attualità con il caso delle batterie rallentate degli iPhone (di cui abbiamo parlato qualche settimana fa), parzialmente ammesso da Apple e attualmente sotto indagine da parte di alcune autorità (in particolare in Francia).
L’accusa ai produttori è di realizzare dispositivi appositamente progettati in modo da avere un deperimento programmato breve, così da indurre il consumatore, allettato anche dal markenting costante, a cambiare con frequenza smartphone, televisori, lavatrici, frullatori e in genere tutti i prodotti di elettronica.
L’esempio scovato dal team investigativo della Gabanelli è lo spazzolino elettrico da ben 19 euro, la cui riparazione costerebbe 22 euro. Effettivamente, la potentissima lobby internazionale degli spazzolini da denti agisce ormai da anni anche sugli spazzolini tradizionali, impedendoci (salvo rari casi) di sostituire solo le setole anziché tutto il corpo.
Sia chiaro, che alcuni dispositivi elettronici (soprattutto quelli di largo consumo o di fascia economica) di oggi siano più fragili che in passato e che, soprattutto quelli tecnologici, abbiano cicli di vita brevi non è in discussione. Solo, però, è necessario fare un po’ di chiarezza su quali siano i reali motivi e cosa sia cambiato rispetto a dieci o venti anni fa.
Mercato e processi produttivi del mondo della tecnologia sono completamente diversi rispetto al passato. Offerta e domanda sono enormemente superiori e ormai praticamente qualsiasi attività umana può essere compiuta o coadiuvata dai dispositivi elettronici, di conseguenza i prezzi di materie prime e prodotti finiti sono crollati e molti più consumatori hanno accesso a prodotti prima inarrivabili e, infine, il range delle fasce di prezzo è notevolmente aumentato e la stessa tipologia di prodotto può costare cento come dieci o venti volte tanto (lo smartphone Wiko Lenny da 60 euro e l’iPhone X da 1.200).
Ad esempio, dieci anni fa per acquistare uno smartphone sarebbe stato difficile spendere meno di 600-700 euro o venti anni fa un normale telefono cellulare (che faceva solo foto e chiamate) costava almeno 1.200.000 delle vecchie lire, mentre oggi con 60 euro posso avere un dispositivo che videochiama, fa foto e video e naviga su internet. Certamente, le prestazioni tra le diverse fasce di prezzo non sono le stesse, ma la possibilità di accesso alla tecnologia ha raggiunto livelli mai visti.
Tutto ciò ha inevitabilmente influito sulla durata dei diversi prodotti, in base al loro fascia di prezzo e così uno smartphone da 60 euro (o uno spazzolino da 19) non potranno certo garantire vita lunghissima e alta capacità di riparazione, ma sicuramente sono molto più accessibili di un tempo.
Quindi, se obsolescenza c’è è quella della concorrenza, che oggi ci consente di acquistare uno smartphone a meno di 100 euro, una lavatrice a 200, un TV a 300 e non serve più, invece, l’equivalente di almeno uno stipendio.
Questo significa che oggi occorre approcciarsi a qualsiasi acquisto tecnologico con consapevolezza. Informandosi preventivamente e non facendosi allettare solo da offerte o dal primo prodotto consigliato in negozio, valutando se spendere per un prodotto economico o, magari aspettando un po’, spendere qualcosa in più per quelli di fascia più alta e garantirsi, tendenzialmente, una più lunga durata nel tempo.
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