Il Senato decide di fare campagna elettorale sul biotestamento

Sergio Soave

La conferenza dei capigruppo accelera l'esame della legge che va subito in aula. Ci sarebbe molto di cui discutere ma è prevalso il calcolo politico, si è deciso di troncare il dibattito per poter presentare un “risultato”

La conferenza dei capigruppo del Senato ha deciso di cominciare immediatamente la discussione sulla legge sul fine vita, già approvata alla Camera e che quindi, se verrà approvata senza modifiche, entrerà in vigore tra poche settimane. Il presidente del Senato Pietro Grasso ha voluto collegare questa accelerazione con le richieste che vengono dai sostenitori dell’eutanasia, ricevendo i vertici dell’associazione Luca Coscioni immediatamente prima della riunione che ha stilato il calendario dei lavori.

 

Si può osservare che Grasso ha scelto proprio questo momento, mentre è in corso il processo spettacolo per il suicidio assistito di Dj Fabo, e immediatamente dopo essersi candidato come leader di una coalizione di sinistra. Si può discutere se l’uso di una funzione istituzionale che dovrebbe essere super partes per presentarsi come principale promotore di una scelta politica sia particolarmente corretto o elegante, ma naturalmente in una fase preelettorale non si guarda tanto per il sottile.

 

Questa decisione ha anche un versante più o meno direttamente legato alla costruzione delle coalizioni elettorali: i centristi di Angelino Alfano stanno discutendo se entrare nella coalizione capeggiata dal Partito democratico o se presentarsi da soli, anche rischiando di non superare la soglia di sbarramento del 3 per cento. Avevano chiesto modifiche alla legge sul fine vita, che non possono essere accolte perché altrimenti sarebbe necessario un nuovo passaggio alla Camera, la decisione del Pd di farla passare così com’è con l’apporto dell’estrema sinistra e dei 5 stelle, cioè con una maggioranza diversa da quella che sostiene il governo di Paolo Gentiloni, può incidere sulla decisione definitiva dei centristi.

Il giudizio di merito sulla legge di Alleanza popolare è stato espresso in forma nettissima da Raffaele Vignali che la definisce “disastrosa”.

 

Mentre tutti sono d’accordo a introdurre una regola certa per affrontare, anche in base alla volontà espressa preventivamente dal paziente, il fatto che questa prevalga in ogni caso sul parere del medico viene criticata da chi mette in luce il pericolo che la scienza e la coscienza professionale vengano subordinate a giudizi inquinati dalle fake news, particolarmente pericolose in ambito sanitario. Un altro punto critico è la equiparazione della nutrizione e dell’idratazione a una terapia, che quindi può essere sospesa in base a un’estensione illogica del rifiuto dell’accanimento terapeutico. Si tratta di problemi reali, che avrebbero potuto essere risolti con compromessi ragionevoli. Invece è prevalsa una lettura ideologica, una indebita affermazione di “diritti” che può arrivare a ledere il principio fondamentale dell’intangibilità della persona e della vita umana. A quanto pare è prevalso il calcolo politico di eventuali vantaggi elettorali e si è deciso di troncare la discussione per poter presentare un “risultato” che accontenti i settori dell’opinione più influenzati dalla campagna radicale per la buona morte, benedetta strumentalmente dal presidente del Senato.