Orgogliosi di essere italiani, dalla parte di Alfie Evans
Giorgia Meloni scrive al Foglio: "Con la cittadinanza al piccolo l’Italia ha dimostrato di essere un faro di civiltà"
Al direttore - “Sono spesso le piccole mani ad agire per necessità mentre gli occhi dei grandi sono rivolti altrove”. Prendo in prestito queste parole di J. R. R. Tolkien per parlare di Alfie Evans. Perché sono state quelle sue manine, immortalate dai suoi genitori Thomas e Kate, a muovere il mondo. Sono state quelle manine a risvegliare le coscienze, a scuotere i cuori di milioni di persone, a richiamare l’attenzione dei grandi sulla necessità di difendere senza se e senza ma la sacralità della vita. Un valore che, in questo tempo, è costantemente minacciato e messo in discussione ma che per me sarà sempre non negoziabile. E l’Italia, in questa drammatica vicenda, ha avuto il coraggio di uscire fuori dal coro per ricordare all’Europa che tra i princìpi su cui si fonda ci sono: la centralità della persona, la difesa della vita e la libertà di scelta.
La decisione del governo italiano di concedere la cittadinanza italiana al piccolo Alfie e di combattere a livello diplomatico per dare una speranza a questo bimbo ci rende fieri di essere italiani. L’Italia ha dimostrato di essere un faro di civiltà nel grigiore del pensiero unico dominante e nel buio del relativismo nichilista, che vuole annientare la nostra cultura e la nostra civiltà. Mentre il Regno Unito ha scelto la cultura dello “scarto” e l’Europa si è trincerata in un silenzio complice e vigliacco, quando invece non si risparmia se si tratta di difendere gli interessi delle banche e dei burocrati, l’Italia non si è girata dall’altra parte ed è scesa in campo. E ringrazio ancora una volta i ministri Alfano e Minniti per aver accolto il mio appello e aver dato una speranza ad Alfie. La sua storia ci pone davanti a una domanda alla quale nessuno pare in grado di dare una risposta: perché, seguendo i ragionamenti del pensiero unico dominante, la volontà di un genitore che vuole staccare la spina a suo figlio debba prevalere sul parere dei medici (come fu ad esempio per il caso di Eluana Englaro) mentre se un genitore quella spina non la vuole staccare scegliendo la vita la decisione dei medici debba diventare preminente?
La sensazione è che in quella che ci ostiniamo a chiamare civiltà l’unica volontà sempre garantita sia quella di chi vuole la morte. Ma noi non ci arrendiamo e oggi, più che mai, possiamo sentirci orgogliosi di essere italiani. Orgogliosi di difendere il diritto alla vita, non il diritto alla morte. Orgogliosi di essere dalla parte del più debole, non di una scienza cieca e di una ideologia disumana. Orgogliosi di avere come connazionale un bambino che, con le sue manine e la sua fragilità, sta insegnando ai grandi del mondo cosa davvero conta in questo mondo.