Vincent Lambert

“Troppo cattolici”. I genitori di Vincent Lambert orfani del sostegno dell'opinione pubblica

Giulio Meotti

“Dietro la vicenda c’è un altro obiettivo: squalificare e denigrare i princìpi cattolici in materia di tutela della vita”. Quel figlio ostaggio di due “lefebvriani”

Roma. “La sua morte è ineluttabile”. Lo hanno dichiarato ieri i genitori di Vincent Lambert in una lettera aperta. “Non lo accettiamo, ma possiamo solo rassegnarci, è finita”, scrivono Viviane e Pierre Lambert assieme alla sorella e al fratellastro del 43enne tetraplegico che ha fatto discutere la Francia sull’eutanasia. All’ottavo giorno di inedia forzata, i due genitori hanno annunciato la fine dei ricorsi. La donna aveva appena parlato “con il mio cuore di madre in mano” al Consiglio dei diritti umani a Ginevra.

 

Dieci anni fa esatti, in Italia, ci fu il caso Eluana Englaro, come Lambert rimasta paralizzata in un incidente, come Lambert alimentata artificialmente e, come per Lambert, con un padre sotto i riflettori. Ma se allora Peppino Englaro divenne una icona positiva sostenuta dai media nella battaglia per il “diritto di morire”, i genitori di Lambert sono rimasti orfani dell’opinione pubblica nella loro battaglia per il “diritto di vivere”. Il loro modello culturale è opposto. L’Observatoire de la Christianophobie di Parigi ha parlato di “cristianofobia” nel caso Lambert. “Dietro la vicenda c’è un altro obiettivo: squalificare e denigrare i princìpi cattolici in materia di tutela della vita”, scrive Vivien Hoch.

 

Viviane, la madre infermiera di Vincent, è presentata dai media come “vicina a circoli fondamentalisti cattolici”. “Lei e suo marito frequentano la chiesa di Notre-Dame a Reims, che appartiene alla Fraternità San Pio X”, scrive France 3. Viene evocato il monastero di Sainte-Madeleine di Barroux, nella Drôme, frequentato dalla madre. Un monastero benedettino “legato alla tradizionale liturgia della chiesa”, niente meno. Titola Libération: “Vincent, ostaggio di una storia famigliare”. Bfmtv: “Una famiglia divisa tra sostenitori della fine delle cure e cattolici tradizionalisti”. Elle: “Cattolici molto praticanti”. Le Journal du Dimanche: “Come la religione si è immischiata nell’affaire Lambert”. Il messaggio è univoco: Lambert è vittima dell’oltranzismo dei genitori. Il padre, Pierre, è un ginecologo in pensione che distribuiva volantini pro vita dell’associazione Laissez-les-vivre, fondata dal medico Paul Chauchard. A sostenere i coniugi ci sono Radio Courtoisie, emittente del conservatorismo cattolico, e l’organizzazione Civitas. Il Monde ha fatto un servizio sulle spese legali della famiglia: “Jean-Marie Le Méné, il magistrato che finanzia la crociata pro life dei genitori di Vincent Lambert”. Crociata. La Fondazione Lejeune di Le Méné avrebbe contribuito con 100 mila euro all’anno e porta il nome del genetista che scoprì la sindrome di Down e che non ottenne il Nobel per la Medicina a causa delle sue posizioni antiabortiste. Poi ci sono i due avvocati dei Lambert, Jérôme Triomphe e Jean Paillot. Titola il Parisien su di loro: “Civitas et ‘remontada’”. Triomphe aveva già difeso gli attivisti della Manif Pour Tous. E’ sembrato un complotto clerical-reazionario. “Cattolicesimo zombie”, aveva decretato il sociologo goscista Emmanuel Todd, sulla crisi del cattolicesimo francese. Forse era proprio questa la “colpa” di Viviane e Pierre Lambert. Essere due cattolici vivi che volevano continuare a prendersi cura di quel figlio che in tanti vogliono vedere morto.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.