Contagio da eutanasia
L’Olanda impartisce la morte ai malati di mente senza consenso rinnovato. Parla Theo Boer: “E’ una catastrofe”
Roma. Quando le venne diagnosticato l’Alzheimer, la donna aveva fatto testamento biologico per ricevere l’eutanasia “quando lo riterrò il momento giusto”. Poi l’ingresso in una casa di cura per malati di mente. Viene sedata con una tazza di caffè e le praticano la prima di tre iniezioni. Si sveglia, si dimena, forse ci ha ripensato, e il medico, aiutato dalla figlia, la immobilizza e prosegue. Pochi minuti ed è finita. E’ lecita l’eutanasia per i malati di mente senza il loro consenso rinnovato? L’Alta corte dei Paesi Bassi ha stabilito di sì.
I giudici olandesi hanno stabilito che la vita di un paziente psichiatrico può essere fatta cessare anche se il malato non può più esprimere chiaramente la propria volontà. Tenendo conto dello stato della paziente, il tribunale ha stabilito che il medico non doveva verificarne i desideri al momento della somministrazione dell’eutanasia. Nel 2017, dopo aver visto un aumento dell’eutanasia tra i pazienti affetti da demenza e di una crescita nella pratica della somministrazione di sedativi prima delle iniezioni letali, un gruppo di oltre duecento medici aveva firmato una lettera contro l’eutanasia sulla base di direttive anticipate dei pazienti psichiatrici. Il consiglio della Fondazione per la protezione dei pazienti ha parlato di “processo di assuefazione” in Olanda. La bioeticista Berna van Baarsen si è dimessa in segno di protesta dalla commissione che regola l’eutanasia dopo che, negli ultimi cinque anni, si è giunti al quadruplo del numero di decessi attraverso tale pratica nei pazienti con problemi di salute mentale.
Il primo a lasciare criticando una legge su cui aveva lavorato a lungo è il professor Theo Boer. “La decisione della Corte olandese è una catastrofe”, dice al Foglio Boer, che insegna a Groningen. “La legge dall’inizio aveva una logica di richiesta della morte, avevamo sempre pensato che ci fosse questa possibilità, alcuni di noi erano stati molto critici perché chi si trova in una situazione di demenza non può chiedere o esprimere niente. Il caso di cui parliamo è chiamato ‘coffee euthanasia’ perché il medico aveva sedato la donna con il caffè. Il verdetto è storico, perché apre l’eutanasia a persone che hanno luci e ombre nella propria vita. E’ una enorme responsabilità per i medici e i parenti. Spesso sono i parenti che iniziano la procedura di eutanasia, che pensano che la vita dei loro cari non sia più vivibile. E’ un grave pericolo. E’ disumano assumersi la responsabilità di decidere della vita di qualcun altro”.
Nel 2002, quando l’Olanda introdusse l’eutanasia e con una popolazione di 16 milioni di abitanti, ci furono 1.882 iniezioni letali. Nel 2017, con una popolazione di 17 milioni, di casi ce ne sono stati 6.585. “La morte in Olanda è diventata ‘gestibile’, ma ci sono ancora dei tabù, anche se questi stanno cadendo”, conclude Boer. “La porta ora è aperta e sono sicuro che da oggi vedremo nuovi casi. Adesso ci sono due pericoli: una moltiplicazione dei numeri di eutanasia di casi psichiatrici simili, perché i medici avevano aspettato il verdetto della Corte, e vedremo così centinaia di nuovi casi; e nei prossimi dieci anni rischiamo di vedere l’eutanasia anche per i pazienti vicini nelle case di cura, come in una sorta di ‘contagio’, di emulazione. Il verdetto parla di una dimensione sociale della demenza. E’ un disastro”. Dunque, la politica olandese di eutanasia resta in continua espansione, dopo aver consentito quella dei bambini (Protocollo di Groningen), l’eutanasia geriatrica delle coppie sposate, l’eutanasia congiunta con il prelievo di organi e le iniezioni letali delle persone con disabilità. E’ anche la scelta del momento a rendere ancora più drammatica la sentenza. Sempre meno anziani vengono sottoposti a terapia intensiva durante questa emergenza di Covid-19. A marzo più di un paziente su tre aveva oltre settant’anni. Ora il numero è uno su quattro, secondo i dati pubblicati dal quotidiano Trouw. Gli anziani stanno morendo assistiti a casa. Le opzioni date loro fin dall’inizio erano state due: “lunga ventilazione” o lasciare che il coronavirus faccia il suo corso. Quando l’Olanda approvò la legge sull’eutanasia, Boer era fiducioso e scrisse un saggio dal titolo “After the Slippery Slope: Dutch Experiences on Regulating Active Euthanasia”. Ma da allora, l’Olanda si è spostata dal famoso piano inclinato per affacciarsi direttamente sul precipizio.