Un padre illegittimo e le norme che vanno al di là dell'amore
Condannato a un anno e mezzo di reclusione per aver alterato il suo stato civile dicendosi padre di un figlio non suo
A settembre dell’anno scorso, quando il processo a carico suo e di sua moglie era cominciato, aveva detto: “Sono stato vicino a mia moglie sin dall’inizio, non è semplice ma andiamo avanti, lo facciamo soprattutto per i bambini”. Ieri, il tribunale lo ha condannato a un anno e mezzo di reclusione per aver alterato il suo stato civile dicendosi padre di un figlio non suo. Due anni fa, sua moglie s’era innamorata del tredicenne al quale dava lezioni private, ci aveva fatto sesso, era rimasta incinta, aveva partorito un bambino che lui aveva riconosciuto, mentendo, e che lei aveva usato come arma di ricatto per tenere a sé il tredicenne, che invece di lei non voleva più saperne – gli scriveva: “Se mi lasci, racconterò cos’è successo e poi mi ucciderò”. La donna è stata condannata a sei anni e sei mesi per atti sessuali con un minore e violenza sessuale per induzione. Ha detto: “E’ una sentenza dolorosa non per me, non per noi, ma per i nostri figli”.
Quando la storia venne fuori, nella primavera del 2019, tutti i titoli erano per lei, “la donna di Prato” che aveva fatto un bambino con un bambino. Non molto tempo prima, Jimmy Bennett era andato a “Non è l’Arena” a raccontare di essere stato violentato da Asia Argento quando aveva diciassette anni e lei quasi trenta; Argento aveva perso il lavoro a “X-Factor”, il pubblico s’era messo dalla sua parte e la riconciliazione all’italiana era stata servita. In quei mesi, la discussione sulla necessità di ripensare l’educazione sentimentale maschile era accesa, composita, nient’affatto massimalista, eppure di quell’uomo dicemmo molto poco.
Ma il dramma di questo marito era ed è il più interessante di tutta la vicenda. Proviamo a guardarlo da dentro. Hai un lavoro, un figlio, una moglie che a un certo punto ti dice di essere incinta di un tredicenne e tu anziché urlare, separartene, lasciarla da sola ad affrontare il disastro, le dici che ti occuperai di tutto, riconoscerai il bambino, dirai che è figlio vostro, e lo crescerai e lo amerai, e così a lui sarà assicurata una vita normale, e all’altro bambino che è suo padre sarà risparmiato ogni onere, e a lei sarà risparmiata la gogna, e se tutto va bene anche il carcere; e a te non pensi neanche un secondo, tu devi fare, salvare, tenere tutto in piedi.
C’è un passo, in “Alexis” di Marguerite Yourcenar, la lettera di un uomo che lascia la moglie confessandole di essere omosessuale e di non sentirsi in grado di crescere un figlio, in cui lui le dice: “Ho creduto sufficiente, per essere felice, di non essere più colpevole”. Quest’uomo che scappa e quest’altro che rimane, cercano entrambi di non essere colpevoli, di fare in modo che la loro presenza non condanni un bambino, e non conta quanto lo sentano figlio loro, né se lo sia. E’ bizzarra la scarsa considerazione che abbiamo riservato al marito della donna di Prato, che racconta in maniera tanto esemplare cos’è la paternità, cosa significa la sua incertezza, quanto sia slegata dal fatto di sangue. Ed è bizzarro che ci sia interessato poco che un uomo tradito per amore di un ragazzo, abbia agito all’opposto di come reagiscono gli uomini che finiscono tanto spesso in cronaca per essere stati legittimamente rifiutati, o sostituiti, o dimenticati. Ha commesso un reato e pagherà, naturalmente. Ha tentato di coprire una donna che ha violentato e ricattato un ragazzino.
Però possiamo dire che ci sono molti modi di diventare genitori, e non tutti sono legittimi, e tra quelli non legittimi ce ne sono alcuni che forse meriterebbero un’attenzione, un ripensamento, molte conversazioni sul dolore, la responsabilità, le scelte, l’amore. Sai mai che serva ad aggiustare qualche legge, morale o penale o civile o tutte e tre.