Una morte nell’approvazione generale. Una morte nel consenso rassicurante. Una morte presentata come una vittoria del progresso, come un “esempio”, scrisse sul Monde il romanziere Michel Houellebecq. Un anno fa, i medici dell’ospedale Sébastopol di Reims fermarono l’alimentazione e l’idratazione di Vincent Lambert, provocandone la morte per fame e per sete. Immerso in uno stato vegetativo dal 2008 a seguito di un incidente stradale, Lambert si spegneva così a 42 anni. Non soffriva e respirava da solo, senza macchine. Due campi si contrapposero: uno denunciava il trattamento terapeutico, l’altro, guidato dai genitori, il “crimine di stato”.
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