Neanche il documento contro l’eutanasia pubblicato martedì dal Vaticano è riuscito a scalfire il muro mediatico costruito sulla narrazione del Papa amico del mondo che respingerebbe i vecchi toni contro la difesa dei cosiddetti valori non negoziabili. Pochi, infatti, hanno dato conto della potente Lettera Samaritanus bonus che definisce l’eutanasia “una malvagità” e “un crimine” e non accetta giustificazioni neanche per chi si rende “complice” di questo “atto omicida”. Chi ha riportato la notizia l’ha fatto quasi si trattasse di una nota marginale, meno interessante delle previsioni del tempo o dell’oroscopo del giorno. Peccato, ma comprensibile. Dopo sette anni di racconti sul Papa del “chi sono io per giudicare un gay”, di interviste a signore con figli omosessuali cui Francesco avrebbe detto che “Dio ama i figli gay per come sono” (sarebbe stata una notizia il contrario, semmai), sarebbe stato arduo cambiare tono e passare dalle lodi al severo giudizio per quanto contenuto nel documento che reca la firma del cardinale Luis Ladaria ma che il Papa ha visto e approvato. Dopo anni di ambigui messaggi sull’accompagnamento dei malati terminali diffusi anche da parecchi prelati, la chiesa ha messo un punto finale che non ammette repliche (neppure i cappellani sono autorizzati a cercare soluzioni fintamente compassionevoli davanti a quello che è – e il Vaticano lo mette nero su bianco – un omicidio).
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