L'intervista
La sinistra americana e il guaio ideologico sull'aborto. Parla il critico culturale Bottum
Il direttore del Classic Institute alla South Dakota University: "La vera libertà non è quella di uccidere e il pubblico americano almeno riconosce una differenza tra l'aborto e altre questioni. Non esiste una base elettorale che voglia mettere fuori legge il matrimonio gay. Per l’aborto è diverso”.
La legge del Mississippi in esame nel “caso Dobbs” limitava l’aborto a quindici settimane. Solo quattro mesi fa, la Francia ha cambiato la sua legge sull’aborto per consentire l’aborto a quattordici settimane. Sotto la sentenza Roe vs. Wade, la legge francese sull’aborto (una delle più antiche e liberali d’Europa) sarebbe stata giudicata incostituzionale. Il Wall Street Journal commenta che in Europa l’aborto è legale nella maggior parte dei paesi, ma con limiti più severi di quelli americani e come risultato di una scelta democratica. “La caratteristica notevole dell’aborto in Europa è che ogni paese ha adattato le proprie leggi ai costumi locali dopo il dibattito politico”.
Gran Bretagna e Paesi Bassi sono tra i più permissivi, consentendo l’aborto nella maggior parte dei casi fino a ventiquattro settimane. La Polonia è all’altra estremità dello spettro, vietando l’aborto nella maggior parte dei casi, sebbene le donne possano avvalersi della libera circolazione all’interno dell’Unione europea per recarsi in un altro paese. L’aborto in Svezia è disponibile fino alla diciottesima settimana e successivamente con il permesso medico. In Italia l’aborto è legale nei primi novanta giorni. Molti paesi, come Danimarca, Germania e Belgio, consentono l’aborto su richiesta fino alla dodicesima settimana, mentre la Francia lo ha recentemente esteso a quattordici e in Portogallo è a dieci. Le leggi europee includono poi dei periodi di attesa per l’aborto, sette giorni in Italia e tre in Germania. Danimarca e Paesi Bassi sono tra i diversi paesi che richiedono il consenso dei genitori prima che i minori possano ottenere un aborto. Germania e Belgio richiedono prima la consulenza.
Di questo paradosso parla al Foglio Joseph Bottum, critico culturale direttore del Classic Institute alla South Dakota University e uno dei maggiori intellettuali cattolici degli Stati Uniti (è stato direttore della rivista First Things, il magazine di riferimento del conservatorismo cattolico americano). E’ stato lo stesso Bottum a certificare la fine delle guerre culturali quando, sulla rivista Commonweal, ha firmato un saggio polemicamente intitolato “Le cose che condividiamo. Ragioni cattoliche a favore del matrimonio omosessuale”. Vi sosteneva che i cattolici dovevano smettere di opporsi al matrimonio gay, una “causa persa”, perché le loro pur valide obiezioni non avevano ormai alcun senso in una cultura “post-cristiana” come quella americana. Il saggio di Bottum fece scandalo e scalpore.
“Trent’anni della mia vita sono stati dedicati a lavorare perché questo accadesse, nel mio piccolo, e ora è successo”, ci dice Bottum sulla fine della sentenza Roe. “La battaglia contro l’aborto si sposta ora in una dimensione culturale e si allontana dal buco nero del diritto costituzionale”. Si può dire che gli americani considerano ancora l’aborto uno scandalo morale. Non abbiamo assistito alla stessa rivolta e allo stesso scontro politico sul matrimonio gay. “L’aborto comporta la morte di un altro essere, cosa che nessun’altra questione di guerra culturale richiede. Possiamo consentire, e in un regime classicamente liberale probabilmente dovremmo consentire, la libertà di fare cose che non ci piacciono e disapproviamo. Ma la vera libertà non è mai la libertà di uccidere e il pubblico americano riconosce una differenza tra l’aborto e altre questioni. Non esiste una base elettorale significativa negli Stati Uniti che voglia mettere fuori legge il matrimonio gay. Per l’aborto è diverso”. Le battaglie sull’aborto per la sinistra americana sono diventate qualcosa di simile a un’ideologia? “L’elevazione da parte della sinistra dell’aborto ad atto sacramentale è una delle svolte più strane nella storia della vita pubblica americana” conclude Bottum. “Ma con il senno di poi possiamo vedere un certo progresso. Le chiese protestanti mainline un tempo definivano la nazione, ma quando sbiadirono gli impulsi religiosi che radunavano furono trasferiti nell’arena socio-politica. La posizione della sinistra americana sull’aborto è più estrema delle leggi di qualsiasi paese europeo: qualsiasi aborto, in qualsiasi momento. Un’ideologia spirituale”.