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il commento

I diritti di chi vuole essere genitore valgono, ma prima vengono quelli dei minori

Sergio Soave

Se le coppie omosessuali desiderano avere figli va benissimo. Però siccome è diverso il modo attraverso cui questi vengono generati deve essere più precisa la tutela dei minori, senza che questo determini nuove forme di discriminazione

Il tema dell’omogenitorialità è diventato oggetto di un ampio dibattito in seguito al rifiuto della maggioranza di accettare una norma europea che obbliga tutti gli stati a riconoscere al figlio di una coppia omosessuale il diritto sancito dal paese europeo di origine anche negli altri paesi membri, e dall’impugnazione da parte del ministero dell’Interno dei riconoscimenti automatici che l’amministrazione milanese voleva trascrivere anche in assenza di una legge che lo consenta. Il profilo giuridico di questo tema è assai complicato e non sono in grado di esprimere un’opinione fondata. Posso dire come la penso dal punto di vista etico e sociale. Non sono contrario al fatto che una coppia omosessuale possa allevare figli, penso che sia un pregiudizio quello che fa discendere dall’orientamento sessuale una previsione di comportamenti specifici. Ci sono buoni e cattivi genitori indipendentemente dal fatto che la coppia sia costituita da persone di sesso identico o diverso.

 

Il punto che deve essere sempre prevalente è la tutela dell’interesse del minore che però non può essere affidato a qualche automatismo. La norma, poi non approvata, che rendeva automatica l’adozione del figlio di un membro di una coppia omosessuale da parte del suo compagno non mi convince. D’altra parte l’adozione non è automatica nemmeno per le coppie eterosessuali. Credo che sia necessario che sul merito si esprima un’autorità terza, un giudice tutelare che verifichi che l’adozione sia nell’interesse del minore, anche nel caso di coppie eterosessuali. Sono invece favorevole a contrastare in ogni modo la pratica dell’utero in affitto, che in sostanza è una forma di sfruttamento della donna, anche se compensato economicamente. Ciò non significa però che possano ricadere su di lui le responsabilità per il modo in cui si è svolta la procreazione. Dopo aver espresso le mie opinioni vorrei cercare di spiegare su che base sono arrivato a queste conclusioni  del tutto personali. La famiglia cambia, lo dicono tutti e probabilmente è vero, ma non è semplice spiegarsi perché e come cambia. Il dato più evidente è che aumentano le coppie di fatto rispetto a quelle legalizzate, che il numero di figli diminuisce  e non solo in occidente. Il caso della Cina, dove fino a pochi anni fa la legge imponeva di avere un solo figlio ma ciononostante la popolazione cresceva rapidamente, mentre ora che non ci sono più limiti legislativi ci sono meno nascite, dovrebbe far capire che non sono le scelte giuridiche a determinare gli effetti desiderati.

 

Una battuta un po’ grossolana diceva che solo i preti si vogliono sposare e solo gli omosessuali vogliono avere figli. E’ un paradosso ma allude a una situazione difficile da capire e quasi impossibile da governare. Se ciascuno di noi pensa a quanti fratelli aveva suo padre o suo nonno e quanto quel numero si sia ridotto nel passaggio da una generazione all’altra capisce quanto sia stato rapido il cambiamento. I figli una volta erano un’assicurazione per la vecchiaia, oggi spesso è il contrario, sono i genitori a farsi carico dei figli fino a età sempre crescenti. Sull’altro versante l’omosessualità, che era vissuta come una vergogna o almeno un’anomalia, sta ottenendo legittimità, anche se non ancora rispetto, e questo implica permanenti discriminazioni. Ciò non significa che situazioni oggettivamente diverse debbano essere considerate invece identiche, fermo restando che la diversità non è inferiorità o anomalia. Se le coppie omosessuali desiderano avere figli va benissimo. Però siccome è diverso il modo attraverso cui questi vengono generati deve essere più precisa la tutela dei minori, senza che questo determini nuove forme di discriminazione.

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