Il peso dell'aborto
La nuova stagione dei pro life
“Sicuro, legale e raro”. La repubblicana che sfida il trumpismo, Nikki Haley, indica al proprio partito una svolta moderata sulle politiche per la vita e sull’aborto. No estremisti. Pista da seguire, con uno sguardo al 2024
Trump potrebbe fallire una seconda volta nella corsa alla Casa Bianca per due ragioni: perché è Trump, un inaffidabile mattocchio prodotto dalla opulenta società newyorchese, che per molti giudici e procuratori è anche un fuorilegge; e perché i repubblicani sono percepiti come il partito che ha rovesciato con le sue nomine alla Corte suprema la vecchia decisione costituzionale Roe vs Wade che considerava l’aborto un diritto di privacy. Alla lunga quella decisione del 1973 ha generato una mentalità universale conforme al suo assunto, l’aborto come diritto e non come fatto in sé tragico da mettere in mora con gli strumenti della legge o da regolamentare. Questa mentalità dominante è considerata la causa prevalente, nel voto maschile e femminile, della mancata affermazione, quasi unanimemente prevista dai sondaggi, del Partito repubblicano alle elezioni di metà mandato del 2022.
Ora Nikki Haley, già governatrice della Carolina del Sud e ambasciatrice degli Stati Uniti all’Onu, nominata da Trump dal quale poi ha diviso le sue sorti dopo due anni di servizio, predica una linea ragionevole, umile e di persuasione, come alternativa al radicalismo morale assoluto del movimento Pro Life. Haley si è candidata alle primarie repubblicane, non ha grandi speranze ma un anno e mezzo è lungo e non si sa mai. Sta di fatto che il 25 aprile, parlando in Virginia a una associazione antiabortista intitolata all’eroina femminista Susan B. Anthony, Haley si è riferita all’abbandono da parte dei democratici della posizione moderata di Bill Clinton, secondo cui l’aborto dovrebbe essere “sicuro, legale e raro”, che è cosa diversa dal diritto all’aborto divenuto una bandiera dell’orientamento liberal in materia. Se vogliamo seriamente e efficacemente arginare l’aborto come semplice privacy, ha detto Haley, e conquistare consenso oltre il confine del mondo Pro Life, non possiamo seguire la politica degli stati repubblicani che hanno introdotto norme restrittive dure dopo la sentenza della Corte suprema che ha abrogato la Roe vs Wade. Da governatrice, Haley ha varato o coperto legislazioni molto radicali contro l’aborto, ma ora, con l’autorevole cauzione del Wall Street Journal, chiede al Partito repubblicano una svolta nel segno della ragionevolezza centrista e moderata.
Si possono instaurare politiche antiabortiste importanti, che decostruiscono il mito libertario del diritto all’aborto come e quando lo si voglia, allo scopo di renderlo “raro” senza per questo farne un’avventura personale solitaria e insicura e illegale. E’ l’unica scommessa possibile sulla residua razionalità dell’opinione pubblica, colpita dalle ricognizioni mediche testimoni della vitalità precoce dei feti o bambini non ancora nati che sarebbe lecito abortire arbitrariamente, ma abituata alla considerazione del diritto all’interruzione di gravidanza in ogni tempo come prima e radicale e indiscutibile scelta personale e privata. L’aiuto a chi voglia tenere un bambino ma è in difficoltà e il parto per altri, con adozione (di questa seconda occorrenza si è molto parlato di recente in Italia), sono solo due delle molte politiche pubbliche possibili per consentire un aborto sicuro, legale e sopra tutto raro. Sarebbe un progresso e una convergenza verso il male minore, un caso di relativismo etico buono. Chissà che le motivazioni politiche, non perdere le elezioni presidenziali del 2024, non avviino sul serio una discussione virtuosa di questo tipo.