In attesa di una legge
Cancellare le trascrizioni dei figli di due mamme come a Padova è controproducente
In una situazione di generale incertezza andrebbe valutata l’idea di un “condono tombale”: tirare una riga sul pregresso, non andare a riaprire situazioni ormai consolidate, lasciare come sono gli atti di nascita già registrati, mantenendo il divieto di trascrizione a partire dalla sentenza della Cassazione che lo prescrive (dicembre 2022)
Di sicuro non è così, ma per come siamo abituati in questo paese la faccenda sembra “a orologeria”. Proprio mentre la Camera apriva la discussione sulla proposta di legge sull’utero in affitto “reato universale”, che vorrebbe estendere la punibilità del ricorso alla pratica anche qualora realizzata all’estero, scoppiava “la bomba” di Padova: 33 atti di nascita di bambini nati “da” due donne e disinvoltamente trascritti dal sindaco Pd, Sergio Giordani, sono stati annullati dalla procura della Repubblica. Il primo caso riguarda un atto trascritto nell’agosto 2017, c’è una bambina di 6 anni di mezzo e una madre d’intenzione che scompare dall’anagrafe.
Così, mentre le opposizioni esprimevano la loro contrarietà – come da previsione – alla proposta di legge a prima firma Maria Carolina Varchi di FdI (Pd e Verdi-Sinistra italiana sono per il mantenimento dello status quo, +Europa per la regolamentazione della pratica) presentando eccezioni di incostituzionalità e parlando di diritti dei figli, a Padova la procura chiedeva la rimozione del secondo cognome della bambina, perché “va contro le leggi e i pronunciamenti della Cassazione un atto di nascita registrato con due mamme”.
La “bomba” di Padova non è poi così bomba perché già dallo scorso aprile, dopo la circolare applicativa di Piantedosi, la procura aveva richiesto al comune gli atti di nascita trascritti e probabilmente in altri comuni sta capitando la stessa cosa. Era solo questione di tempo, le famiglie erano sul chi vive. Tra la legge in discussione alla Camera e i fatti di Padova non vi è alcuna relazione: in Parlamento si ragiona di utero in affitto, le coppie di donne sono le meno interessate alla pratica, avendo due uteri a disposizione. Ma le decisioni della procura patavina vanno fatalmente a interferire con il dibattito parlamentare, alimentando con materia infuocata le accuse di “omofobia di stato” (Emma Bonino) indirizzate alla maggioranza, anche se qui a muoversi è ancora una volta la magistratura.
Quello che capita a Padova sconcerta anche l’opinione pubblica: può lasciare indifferenti l’idea di una bambina di 6 anni – e con lei tutti i bambini che seguiranno – investita da un ciclone che travolge la situazione famigliare in cui vive da sempre? L’azzardo è stato del sindaco – il celebrato “modello Padova” – e i cocci sono dei bambini.
Cocci che però potrebbero essere rimessi insieme facilmente: basterebbe che la madre d’intenzione, in questo caso già in servizio effettivo e permanente, si rivolga al Tribunale dei minori per intraprendere l’adozione in casi particolari, strada aperta dalla Cassazione per sanare queste situazioni e che qui verosimilmente verrebbe percorsa in modo rapido e facilitato. Ma di questa strada, che poi è quella stessa stepchild di cui si discusse al tempo del dibattito sulle unioni civili, le Famiglie arcobaleno non ne vogliono sapere: allora andava bene, ora non più. La battaglia è per la trascrizione automatica degli atti di nascita a dare corpo e riconoscimento all’idea allucinatoria di un’impossibile omofecondità (del resto in California si sta discutendo di trattare la fisiologica omo-infertilità come una patologia da curare con le tecniche di fecondazione assistita, Gpa compresa, e rimborso da parte delle assicurazioni sanitarie).
In questa situazione di generale incertezza, fatta salva la precisione delle sentenze, andrebbe forse valutata l’idea di un “condono tombale”: tirare una riga sul pregresso, non andare a riaprire situazioni ormai consolidate, lasciare come sono gli atti di nascita già registrati, mantenendo il divieto di trascrizione a far data dalla sentenza della Cassazione che lo prescrive (dicembre 2022) o dalla circolare Piantedosi che qualche mese dopo ha interpretato il dettato dei magistrati.
Ma anche questa soluzione, già ventilata in via ipotetica, forse non piacerebbe alle Famiglie arcobaleno: “I nostri figli – dicono – non sono tasse”. Peccato, perché in attesa che il Parlamento legiferi – se mai legifererà sul tema delle trascrizioni – la soluzione sembrerebbe ragionevole. Ha senso questo continuo “tutto o niente”?