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Diritti

Prima di una legge sull'eutanasia serve garantire a tutti le cure palliative. Lezione dalla Francia

Ferdinando Cancelli

"Questo dibattito ci rinvia a una domanda essenziale: in quale società vogliamo vivere? Una società umana o utilitarista?” Parla il senatore francese Jean Leonetti, cardiologo e sindaco di Antibes

Due leggi sul fine vita in Francia, quelle del 2005 e del 2016, portano il suo nome. Il senatore francese Jean Leonetti, cardiologo e sindaco di Antibes, è stato intervistato lunedì scorso dal Figaro a proposito dell’intenzione del governo di Michel Barnier di riaprire la discussione sulla legge in materia di fine vita che è stata sospesa allo scioglimento dell’Assemblea nazionale. “Il testo [ …] – afferma Leonetti – è il più permissivo del mondo”, vicino al modello canadese, e ridiscuterlo con le stesse basi parrebbe “inaccettabile”.

 

“Fare delle cure palliative una grande causa nazionale – continua il senatore – sarebbe una prima tappa indispensabile”. In Francia 20 dipartimenti su 101 non sono dotati di unità specialistiche di cure palliative e tra il 30 e il 50 per cento delle persone che avrebbero bisogno di essere seguite “affettivamente e dal punto di vista medico” non lo sono per assenza di servizi dedicati. “Sarebbe davvero un cattivo segnale quello di annunciare una legge sull’aiuto attivo a morire, percepito come un’alternativa alla mancanza di cure palliative in Francia – ribadisce ancora Leonetti – Nessuno ignora il fatto che le cure palliative costano di più dell’eutanasia, la quale non è una cura e anzi mette fine a qualsiasi cura ma – conclude – questo dibattito ci rinvia a una domanda essenziale: in quale società vogliamo vivere? Una società umana o utilitarista?”.

 

Le parole di Jean Leonetti sono preziose anche per il nostro paese: prima di mettere mano a una legge che consenta un “aiuto attivo a morire” è necessario garantire a tutti l’accesso alle cure palliative, quelle vere, che non accelerano né ritardano il decesso, che dal 2010 dovrebbero essere in Italia un diritto riconosciuto dalla legge 38 ma che, nei fatti, sono spesso misconosciute da   molti pazienti e dalle loro famiglie quando non ignorate dagli stessi curanti. La paura della sofferenza è più grande della paura della morte: una legge che apre all’eutanasia o al suicidio assistito non è una strada da percorrere se prima non si è garantita a tutti un’assistenza palliativa impeccabile, senza ambiguità e in ambienti rassicuranti e già di per sé curativi. Le parole della legge dovranno venire dopo i fatti, in Francia come in Italia.

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