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editoriali

La marcia del fine vita in Francia

All'Assemblea nazionale francese sono stati depositati due testi di legge sull'aiuto a morire e sulle cure palliative. Ecco quali sono i veri motivi per promuovere la deriva della morte assistita

Giovedi 6 marzo sono stati depositati all’Assemblea nazionale francese i due testi di legge sull’aiuto a morire e sulle cure palliative che saranno discussi e votati separatamente entro due settimane a partire dal 12 maggio. Due giorni prima, lo riferisce la Croix dello stesso 6 marzo, la Società francese di cure palliative e accompagnamento (Sfap) ha dedicato un incontro a Parigi per ricordare i vent’anni della “Loi Leonetti”, la legge del 22 aprile 2005 che prende il nome dal senatore Jean Leonetti, cardiologo, ex ministro della Salute e attuale sindaco di Antibes.

Claude Fourcade, la presidente della Sfap, ha ricordato che ancora oggi la legge Leonetti rappresenta “un vero tesoro nazionale per ogni paziente, per ogni medico e per l’insieme della società”, una vera guida etica in tema di fine della vita. 

Non è un caso che vent’anni fa proprio quella legge sia stata votata, evento quasi unico, all’unanimità dalle due camere francesi e che, sebbene lievemente modificata nel 2016, il testo continui a essere un validissimo riferimento non solo per i diecimila curanti e i seimila volontari affiliati alla Sfap ma per numerosi paesi esteri. La legge del 2005, riferisce la Croix, ha ispirato diversi paesi africani, il Libano e non da ultimo, anche se questo fatto non viene ricordato, fa brillare i suoi riflessi anche nel testo italiano della legge vigente, la 219 del 2017. Alexis Burnod, anestesista e palliativista dell’Istituto Curie di Parigi, ricorda i cardini del testo di Leonetti: “Il mantenimento del divieto di provocare la morte del paziente ma anche il rifiuto dell’ostinazione irragionevole e l’obbligo di alleviare le sofferenze fino alla fine per preservare la dignità del paziente”. Nessun bisogno, vent’anni fa, di introdurre quell’aiuto attivo a morire che oggi sembra una necessità, almeno per qualcuno. C’è molto bisogno, oggi, invece, di chiarirsi le idee prima di legiferare in Francia come in Italia su quali siano i veri motivi per promuovere la deriva della morte assistita

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