Una requisitoria è davvero la sede propria per un suggerimento legislativo?
Ho letto ieri sul blog del Fatto un post del responsabile comunicazione del M5s Arnaldo Capezzuto, in cui si cita una requisitoria pronunciata dal pm Henry J. Woodcock in un processo che non ha attirato l’attenzione delle cronache, e per la verità neanche la mia, dunque non mi resta che attenermi al suo resoconto che non ho motivo di ritenere inattendibile. Il processo vedeva sul banco degli imputati esponenti, o ritenuti tali, del clan camorristico Polverino. L’accusa riguardava fra l’altro un grosso traffico di hashish nel quale erano implicati, nella fase del piccolo spaccio, anche giovani senza pesanti precedenti penali. Il comunicatore pentastellato riferisce che il pm nella requisitoria ha perorato la necessità della legalizzazione della droga leggera per evitare che giovani incensurati finiscano a contatto con la criminalità. D’accordissimo, figuriamoci. Meno d’accordo sulla considerazione che viene fatta seguire. Sostiene Capezzuto che la politica deve essere più attenta ai suggerimenti dei magistrati in tema di leggi e non considerarle una invasione di campo. Siamo sicuri però che una requisitoria sia la sede propria per un suggerimento legislativo? E poi, suggerimento per suggerimento, c’è il procuratore aggiunto Gratteri che sostiene che, fosse per lui, andrebbero vietati anche l’alcol e le sigarette. A chi deve dare retta il legislatore? Temo la risposta: la cosa migliore sarebbe affidarsi al sacro blog della Casaleggio&Associati. Anche se per la verità un referendum in materia è stato già fatto nel 1993 e non risultano proteste dei 5 stelle per il suo stravolgimento.
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