Marino, il marziano ineffabile
Nei ballottaggi il gioco si fa duro e Ignazio Marino scende in campo. Voterà Raggi perché è molto arrabbiato col Pd. È un cambiamento di fronte, il M5s è stato fiero oppositore della sua giunta, fino a definirla “giunta della mafia”. Nessuno però, c’è da scommetterci, gli darà del masochista o del voltagabbana. Marino è ineffabile, si compiace di essere definito un marziano. E tale appare nel racconto di una teste del processo Mafia capitale nell’udienza dello scorso 26 maggio. L’assessore scelto per il sostegno sociale, una assistente sociale della comunità di Sant’Egidio, Rita Cutini, ha raccontato che i suoi problemi erano iniziati quando aveva tentato di confermare una capo dipartimento “troppo severa nell’amministrazione”, come le spiegavano in Campidoglio. “Basta che se ne va questa che manco me riceve” diceva intanto Buzzi nelle intercettazioni. Se ne andò, malgrado le proteste dell’assessore. Il sindaco Marino le disse che la sua funzionaria non era bene accetta, senza specificare ulteriormente. L’assessore continuò a lavorare, sentendosi isolata, finché il sindaco le propose di dimettersi, considerato, disse, che nei suoi confronti c’era un accanimento inspiegabile. Nel senso che lui non se lo spiegava. ma evidentemente non intendeva contrastarlo. Certo, si tratta del racconto di una teste, comunque sotto giuramento. In ogni caso collima con l’immagine del marziano ineffabile. La contraddizione è nel suo essere pure vendicativo.
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