Amato e la proposta dei Radicali sul referendum
La questione del cosiddetto spacchettamento del quesito referendario sulla riforma costituzionale, proposta formalmente da Radicali Italiani, si presta naturalmente a controversie. Alcuni costituzionalisti la ritengono impraticabile, altri, come il professore Fulco Lanchester che molto si è speso in proposito, assolutamente necessaria. C’è da segnalare anche una certa trasversalità nel giudizio in merito del mondo politico. Se Enrico Letta, schierato per il Sì, si mostra possibilista, il comitato per il No appare contrario alla ipotesi di frazionamento dei quesiti. La questione è complicata e anche le prese di posizione che determina non sempre sono di semplice interpretazione. Per esempio, Giuliano Amato, intervistato da Radio Radicale, ha tenuto a dire che di fronte a un possibile parere contrario della Cassazione, che dovrebbe pronunciarsi sulla questione, ci sarebbe comunque spazio per l’apertura di un conflitto di attribuzione sul quale dovrebbe pronunciarsi la Consulta, di cui Amato è membro.
Indipendentemente dall’esito del giudizio, la tenuta del referendum slitterebbe in avanti. Questo ha fatto pensare a molti giornalisti che Amato abbia così inteso bocciare la proposta. Ma sugli stessi giornali si parla della necessità del governo di guadagnare tempo per meglio calibrare la campagna refendaria e sbrogliare rapporti complicati al suo interno e con l’opposizione. Se Giuliano Amato avesse voluto, proprio a questo proposito, indicare una strada per ottenere il tempo ritenuto necessario, forse la proposta di Radicali Italiani potrebbe essere vista da chi l’ha criticata, o almeno da alcuni di loro, con occhi diversi.
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