La morte di Provenzano, il 41 bis e i virgolettati faziosi
“Lasciato morire così per poter attaccare il 41 bis”. Riferita alla morte di Bernardo Provenzano, una simile ipotesi supera ogni possibile eccesso complottista per situarsi saldamente nel campo delle farneticazioni. Si presuppone un vasto concerto di autorità carcerarie, magistrati di sorveglianza e fino alla cassazione, una congiura di “menti raffinatissime” che subdolamente negano un diritto al moribondo per screditare il regime carcerario del 41 bis. Un delirio. Eppure la frase campeggiava in testa alla pagina 5 del Fatto di ieri, a titolare una intervista alla dottoressa Marzia Sabella, pm a Palermo fra quelli che diressero l’operazione che portò all’arresto del capo mafia. Siccome la frase è fra virgolette, il lettore frettoloso deduce che la sciocchezza sia stata pronunciata dal magistrato. Ma non è così. La dottoressa dice altro, anzi dice cose interessanti e sensate.
Se mai è il giornalista a trattare l’argomento, quando chiede: “Il caso Provenzano, secondo lei, sarà utilizzato per attaccare e cercare di smontare il 41 bis?”. “Sì è possibile che la vicenda crei una falla”, risponde prudentemente Marzia Sabella. Il titolo forza ulteriormente il senso della domanda e la presenta come una risposta dell’intervistata, che invece nel suo argomentare aveva proposto, al di là del caso Provenzano, critiche molto acute alla utilizzazione del 41 bis, fino a concludere “Prima o poi la Corte Europea presenterà il conto”. Più o meno lo stesso era successo al sottosegretario Migliore pochi giorni fa, sempre sullo stesso tema, sempre sul Fatto e sempre con lo stesso giornalista. Sta diventando una rubrica fissa.
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