La nuova serie del processo sulla cosiddetta "trattativa" può iniziare

Massimo Bordin
Come dicono le sentenze, gli indizi sono plurimi e convergenti: il processo sulla cosiddetta trattativa alla sua ripresa autunnale, che è ormai da anni un appuntamento fisso, varcherà lo stretto e sposterà la sua attenzione sulla Calabria.

Come dicono le sentenze, gli indizi sono plurimi e convergenti: il processo sulla cosiddetta trattativa alla sua ripresa autunnale, che è ormai da anni un appuntamento fisso, varcherà lo stretto e sposterà la sua attenzione sulla Calabria. C’erano già stati precisi segni premonitori di cui qui si era dato conto. A maggio era stato ascoltato il pentito di ’ndrangheta Consolato Villani, che si era inserito nel processo parlando dell’omicidio di due carabinieri in Calabria. La sua deposizione era stata ritenuta debole e inaffidabile  dalla procura di Caltanissetta ma non dai pm antimafia di Palermo che lo portarono in aula. Ora il Fatto e AntimafiaDuemila, che il dottore Ingroia ebbe a definire l’organo ufficioso della procura palermitana, rilanciano un altro pentito calabrese: Nino Lo Giudice detto “il nano”.

 

Già autore di un memoriale contro l’allora procuratore di Reggio Calabria Pignatone,  poi rivelatosi falso, venne sentito dall’allora procuratore aggiunto della dna Donadio sul ruolo nelle stragi di mafia del poliziotto Giovanni Ajello, detto “faccia di mostro”. Assicurò rivelazioni, parlò di un ruolo dello stato nelle stragi attraverso Ajello, promise prove fotografiche. Poi sparì per tre anni, quando venne riacciuffato. Nel frattempo i procuratori di Caltanissetta e Catania, Lari e Salvi si dolsero del modus operandi del loro collega Donadio, ritenendo il pentito inattendibile. Oggi “il nano” è tornato in scena con nuove ed esplosive dichiarazioni e subito ha provveduto a interrogarlo il dottore Di Matteo, come ha scritto il Fatto. La nuova serie può iniziare. I riscontri e le prove restano un optional.

Di più su questi argomenti: