Beppe Lumia, bombardatore di macerie
Il senatore Beppe Lumia non smette di stupire. Dopo la gaffe sulla sparizione della agenda rossa, retrodatata nella sua commemorazione di Borsellino nell’Aula di Palazzo Madama, svarione del quale non risulta essersi scusato, ieri è tornato a vestire i panni dell’inflessibile paladino antimafia commentando recenti dichiarazioni del pentito Salvatore Lo Piparo, che ha raccontato ai pm come l’attuale capo di cosa nostra Matteo Messina Denaro avrebbe bocciato l’idea di ucciderlo insieme al pm Nino Di Matteo. Il piano era pronto, ha assicurato il pentito, ma il capo dei capi ha salvato la vita al “pm più temuto dalla mafia” e al senatore che della commissione parlamentare antimafia è stato presidente. Ma questo, assicura Lumia, non lo farà deflettere dall’intransigenza nell’opera di denuncia contro Messina Denaro. “Senza tentennamenti, costi quel che costi” ha ribadito Lumia, definendo la sua azione “un bombardamento” che dura da anni ma prosegue. “Di recente, con delle interrogazioni, ho ricostruito la sua struttura familiare” e “ho anche ricostruito i rapporti con l’economia, la massoneria e la politica facendo, come sono abituato, i nomi e i cognomi”. Tutto questo di recente, sicuramente dopo una indagine condotta, non dal dottore Di Matteo ma dal procuratore aggiunto Teresa Principato, nei confronti di familiari e imprenditori accusati di coprire e sostenere la latitanza del capo mafia. Quei nomi e quei cognomi sono stati poi letti in sentenze di condanna a prescindere dalle interrogazioni del senatore Lumia, bombardatore di macerie.
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