I "cattivi" e i dilettanti nel sistema americano

Massimo Bordin
“Mr. Smith va a Washington” è uno dei mitici film di Frank Capra – con protagonista James Stewart – dell’epoca del new deal roosveltiano.

“Mr. Smith va a Washington” è uno dei mitici film di Frank Capra – con protagonista James Stewart – dell’epoca del new deal roosveltiano. Il giovane Smith si ritrova in Parlamento per rimpiazzare un senatore morto all’improvviso e viene scelto dal gruppo di potere locale, composto da autentici farabutti, perché ritenuto inesperto e dunque malleabile per i loro loschi traffici. Il miracolato, o il cooptato, in parlamento però si appassiona al suo ruolo e, da dilettante assoluto, diviene “astuto come una colomba” mandando all’aria i piani dei cattivi.

 



 

E’ un film, certo. Ma in realtà la storia che racconta è l’apologia di un sistema, quello americano, che ha enormi difetti ma consente, o almeno consentiva, a un Mr. Smith qualunque di far valere le sue giuste ragioni senza dover fondare un partito degli onesti Smith. I dilettanti assoluti, o le dilettanti assolute, che affollano la nostra scena politica, hanno innegabilmente altro piglio. Di governo o di opposizione, catapultate  per caso alla testa di un delicato ministero o del principale comune d’Italia, il loro dilettantismo non è quello creativo lodato da Stendhal ma solo goffaggine che ove dovesse ostacolare le trame dei “cattivi” sarebbe per caso o per sbaglio. Non è probabilmente solo colpa loro. Se, dopo un quarto di secolo di tentativi di riforma, il sistema è tentato di ripartire dal via come nel Monopoli, sarebbe poco cavalleresco prendersela con la sindaca o la ministra. Non resta che sperare in Mr. Smith, ammesso che esista. Nel film di Capra, curiosamente, i cattivi lo avevano scelto perché era stato un boy-scout.

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