La "corte dei miracoli" della Raggi. Berdini compreso
Le parole dell'assessore all'urbanistica e la sua trasparenza fino all'ingenuità
“Questi secondo me erano amanti. L’ho sospettato fin dai primi giorni”. La frase è rivelatrice sul carattere del personaggio. Insinuazioni del genere sono sempre volgari ma non è tanto questo il punto. Piuttosto è indicativo l’uso della parola “amante”, che ormai non usano più nemmeno le mitiche vecchie zie e i marescialli dei carabinieri. Ad accentuare l’aspetto retrò arriva anche a dire “Lei era anche già separata al tempo, e allora dillo!”.
L’assessore Paolo Berdini ha militato nel Pci e in Rifondazione Comunista, è stato editorialista del Manifesto, ora è blogger del Fatto ma sull’adulterio ha le sue idee. Si può comunque comprendere, piuttosto è quel “l’ho sempre sospettato” ad essere rivelatore. L’assessore è il tipo umano che ti spiega i misteri del potere facendo largo uso del primo pronome personale. È quello che tiene a informare subito come a lui non la si faccia, quello che mette bene in chiaro quanto sia introdotto e infatti riferisce le opinioni dei “grand commis dello stato” che, aggiunge compiaciuto, “devo frequentare per dovere”. C’è però una graduatoria nelle frequentazioni importanti. “Io sono amico della magistratura, Paolo Ielo lo conosco benissimo, è un amico”. Altro che dovere. L’assessore è trasparente fino all’ingenuità nelle sua vanagloria, incarna una figura antica in tempi di algidi mestatori nel cyberspazio. “Io gliel’ho detto. Sei sindaco, mettiti intorno il meglio del meglio”. Invece, conclude mestamente, si è messa intorno una corte dei miracoli. E, almeno su questo all’assessore, dopo averlo letto, non si può certo dare torto.