Se Beppe Grillo supera anche Woody Allen
Di Maio vorrebbe affidare a Cuba e Venezuela la mediazione libica. Ma il garante maximo sogna il sistema politico dell'Ecuador
“Da oggi la lingua ufficiale di Bananas sarà il finlandese” scandisce Woody Allen nei panni di un dittatore caraibico molto simile a Castro, in uno dei suoi primi film dove quel discorso programmatico si fa ricordare per l’esilarante serie di propositi surreali. Inevitabile pensarci leggendo ieri sulla Stampa l’intervista a Luigi Di Maio nella quale propone per la situazione libica una mediazione internazionale affidata a Venezuela e Cuba. Non ha modificato le cose la sua successiva rettifica. Il possibile candidato premier del M5s ha tenuto a precisare che non intendeva citare solo quei due stati ma la “alleanza bolivariana”, fondata nel 2004 da Castro e Chávez, che ne comprende altri sei, fra i quali l’Ecuador. Nello stralunato mondo pentastellato la precisazione ha un senso perché la repubblica ecuadoregna riscuote grande considerazione da parte di Beppe Grillo. È stato proprio il garante maximo del M5s a proclamare qualche settimana fa che, se il suo movimento fosse giunto al governo, avrebbe in pochi anni portato il nostro paese al livello del sistema politico che vige in Ecuador. La sconcertante dichiarazione, passata quasi inosservata, fu letta da pochi come un omaggio allo stato che ha offerto asilo politico a Snowden, che prudentemente però preferisce finora l’ospitalità di Putin. Ospite di una ambasciata ecuadoriana è intanto l’ambiguo Julian Assange. Tutto ciò fa luce sulle relazioni del M5s ma il valore di quella dichiarazione di Grillo è un altro. Per una volta Grillo è riuscito a superare Woody Allen.