Quel precedente "speculare" del processo trattativa
Raffaele Cutolo, entrato in galera giovane per un omicidio, non è mai uscito se non per circa un anno quando evase da un manicomio giudiziario
Raffaele Cutolo, entrato in galera giovane per un omicidio, non è mai uscito se non per circa un anno quando evase da un manicomio giudiziario. Una perizia psichiatrica gli aveva diagnosticato uno stato di infermità mentale. “Vedete, presidente, io sono pazzo. Ma non sono un pazzo scemo, sono un pazzo intelligente”. Nel singolare ragionamento, fatto nell’aula di giustizia dopo che lo ripresero, c’era qualcosa di vero. Cutolo, in parole povere, ogni tanto, e secondo una logica, faceva il pazzo. Al processo sulle trattative dopo il rapimento di Ciro Cirillo, il giorno del suo interrogatorio, decise di fare il pazzo. Il pm era molto giovane e alle prime armi, dietro di lui vigilava sempre un navigatissimo procuratore aggiunto che non interveniva, piuttosto incombeva alle sue spalle, come per controllarlo. Questo non aiutava la sicurezza del giovane accusatore. Aveva enormi orecchie che si arrossavano alla minima contrarietà. Con Cutolo davanti pensò di rifarsi di una gestione del processo non proprio brillante. Cominciò a incalzarlo con le domande ma sbagliò, perché don Raffaele si girò verso di lui e urlò: “Ma come ti permetti, buffone? Innanzi a te sono passati fior di pezzi grossi e li hai trattato in guanti bianchi e mo’ te la prendi con me? Ma vai piuttosto a…”, eccetera. Le orecchie del pm erano diventate color porpora, il procuratore aggiunto non aveva mosso un muscolo, il presidente espulse Cutolo dall’aula, i presenti pensarono che il pazzo, a parte gli insulti, aveva detto la verità. Un precedente opposto, ma forse è più giusto dire speculare, del processo che si svolge da quattro anni a Palermo.