La politica dei risentimenti
Il tweet del politologo Pasquino e il caso di Francesco De Martino del 1975
“Una sconfitta referendaria, una batosta elettorale, adesso l’eversione. Rifiutarsi di fare un governo nel Parlamento di una democrazia parlamentare, è non solo ignoranza ma protervia nei confronti dei cittadini elettori.” Il tweet è stato battuto alle 04.26 di ieri, prima dell’alba, ma non basta l’ora a giustificarlo. Un medio conoscitore della storia della Prima Repubblica sa che i governi di coalizione nascevano dopo trattative nelle quali inevitabilmente qualcuno minacciava di abbandonare il tavolo e talvolta lo faceva davvero, mentre qualcun altro, pur invitato, declinava l’invito. Volavano parole grosse, certo. Ignorante e protervo non si può escludere fossero aggettivi utilizzati, ma è sicuro che di eversione nessuno fu mai tacciato. Il massimo fu quando i comunisti bollarono i socialdemocratici di Tanassi come “partito della crisi e dell’avventura”. Non si parlò di eversione quando l’allora segretario del Psi Francesco De Martino firmò un editoriale sull’Avanti! del 31 dicembre 1975 in cui annunciava che il suo partito non avrebbe più partecipato a maggioranze senza il Pci. Molti furono i commenti negativi a quella presa di posizione, perfino da parte di esponenti del Pci, ma nessuno definì De Martino un eversore e nemmeno un ignorante, visto che era uno stimatissimo docente di diritto romano. Così come stimatissimo politologo e professore è Gianfranco Pasquino, autore del tweet vergato al termine della notte. L’unica spiegazione possibile si può forse trovare in una citazione, usata in altro contesto, da Bernard Guetta che su Repubblica citava una frase di Pietro Nenni: “Se la politica non si può fare con i sentimenti, figuriamoci con i risentimenti”.