“L'indicibile verità” sul caso Moro
Lo schema è sempre lo stesso: le acquisizioni processuali e l’indagine storica porterebbero a una soluzione che però non coincide con le peggiori supposizioni. Dunque la soluzione è apparente, se non falsa
A conferma di quello che qui si poteva leggere sul quarantennale dell’omicidio di Aldo Moro, sempre ieri, sul Tempo, è apparsa una intervista a Giuseppe Fioroni, presidente della ennesima commissione parlamentare sulla vicenda. L’intervista è servita al presidente Fioroni anche per annunciare l’imminente uscita di un libro, a sua firma insieme a quella della giornalista Maria Antonietta Calabrò, che fa il punto sulle acquisizioni della commissione. Il titolo è singolare: “Moro, il caso non è chiuso. La verità non detta”. La verità si trova dunque nelle pagine del libro? La risposta di Fioroni è complessa. Da un lato, il presidente dell’ennesima – ma non ultima, visto che il caso non è chiuso – commissione, sostiene che essa ha comunque messo un punto fermo nella storia perché le sue relazioni sono state approvate all’unanimità. Dall’altro Fioroni parla di verità indicibili che non sono ancora state svelate. Si può in questa sede trascurare il possibile allargamento dell’antica contraddizione fra verità storica e verità giudiziaria a un nuovo tipo di verità, quella parlamentare. Conviene soffermarsi sull’uso particolare dell’aggettivo “indicibile” a proposito del quale il procuratore generale palermitano Roberto Maria Scarpinato dovrebbe cominciare a pretendere royalties, visto che ne è l’inventore. Lo schema in effetti è sempre lo stesso. Le acquisizioni processuali e l’indagine storica porterebbero pianamente a una soluzione che però non coincide con le peggiori supposizioni. Dunque la soluzione è apparente, se non falsa. E’ lo schema palermitano sulle stragi e sulla trattativa. Abbiamo imparato che funziona. Al di là dei fatti.