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La sinistra nel cul-de-sac

Massimo Bordin

La zavorra che frena il Pd non è la conduzione della crisi da parte del Quirinale e nemmeno l’irrisolto ruolo di Renzi

Niente da fare. Il sussulto di vitalità a sinistra che qui ieri si registrava sta già incanalandosi verso un vicolo cieco. Non si tratta tanto della conduzione della crisi da parte del Quirinale, anche se non ha torto Daniele Bellasio a notare che i presidenti del Consiglio in stand-by cominciano a essere un po’ troppi. La zavorra che frena il Pd non è forse nemmeno l’irrisolto ruolo di Renzi e il rischio che riprenda la giostra delle primarie, anche perché il reggente regge molto relativamente. La vera insidia sta altrove ed era ieri ben rappresentata nel giornale che, da quando è nato, mette in pagina il copione del disastro per la sinistra tutta, semplicemente proponendo la strategia al suo principale partito. Ieri bastava leggere due articoli di Repubblica per capire cosa avverrà.

 

Del primo, firmato da Concita De Gregorio, basta il concetto riassunto nel titolo in cui si chiede una politica che parli di persone e non di spread. E’ un modo di ragionare, si fa per dire, caro a Beppe Grillo e a tutti gli aspiranti Perón, e già questo dovrebbe bastare. E’ anche una strana pretesa visto che si chiede in sostanza alla sinistra di non occuparsi di economia. Eppure l’arido indicatore economico condiziona i salari, i mutui, i risparmi delle persone. E di cosa dovrebbe occuparsi la sinistra se non di questo? Meno retorico e più politico, dalla sua amaca Michele Serra sposta la questione. Il problema è che c’è una sinistra che non si ritrova nella contrapposizione fra Europa liberale e anarchia sovranista. Infatti già si parla di una coalizione per rappresentare le varie anime della sinistra e qualcuno chiede a Pisapia di tornare in campo, ma forse può bastare Bersani. Da non credere.

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