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La tante verità alternative sulla strage di Bologna
Da destra a sinistra, tutti chiedono di fare chiarezza sulla strage di 38 anni fa. Eppure ci sono già stati tre processi.
La verità. Ieri scorrendo le agenzie che davano conto della manifestazione a Bologna e del dibattito alla Camera sull’anniversario, il trentottesimo, della terribile strage alla stazione, era facile rendersi conto che si trattava della parola chiave. “Non c’è ancora nessuna verità. E’ tutto ancora avvolto nel mistero” ha sostenuto Giorgia Meloni. Eppure un processo c’è stato, perfino con le condanne espiate secondo legge. “Ma i veri colpevoli non sono stati ancora condannati. La verità deve ancora affermarsi” ha sostenuto Paola Frassinetti, deputata del partito guidato da Giorgia Meloni, e che, al contrario della sua leader, non pensa che “tutto sia avvolto nel mistero”. Frassinetti piuttosto non ha dubbi, che pure sarebbero legittimi dopo tre processi, che prima hanno condannato, poi assolto, poi di nuovo condannato. No, Frassinetti ha già trovato i veri colpevoli che, ha detto, i magistrati bolognesi non hanno voluto indagare per pregiudizio ideologico. Ma forse l’ideologia c’entra fino a un certo punto. Nemmeno la sinistra ha difeso i magistrati bolognesi e la sentenza. L’autorevole esponente del Pd Ettore Rosato ha assicurato che il suo partito “continuerà a cercare la verità” che evidentemente anche lui ritiene non raggiunta. Peggio, ha rincarato Paolo Bolognesi a nome dei familiari delle vittime, la verità è stata scientemente occultata. Dunque anche dal partito di Rosato. La verità, che però alla fine non può non trionfare, scrisse a suo tempo André Malraux. Ma quando finalmente sarà stata raggiunta ci si accorgerà che anch’essa, strada facendo, è diventata una menzogna, chiosò implacabile Leonardo Sciascia.