Rita Borsellino fu una farmacista mite divenuta icona suo malgrado
È morta il 15 agosto la sorella del magistrato ucciso da Cosa Nostra, non è mai stata una “parente di vittima”. L'esperienza in politica: perse prima contro Cuffaro e poi fu "tradita" da Leoluca Orlando
Rita Borsellino era farmacista in uno dei tanti quartieri di Palermo che, con una certa ipocrisia, vengono definiti “difficili”. Se suo fratello, il dottore Paolo, aveva a che fare con numerosi abitanti del quartiere Kalsa attraverso mandati di perquisizione e di cattura, la dottoressa Rita era in relazione con le loro mogli tramite carte burocratiche assai diverse, le prescrizioni mediche da girare non all’ufficio istruzione ma alla Asl.
La strage di via D’Amelio inevitabilmente portò Rita Borsellino a considerare un aspetto di quelle persone che non le era ignoto ma che certo non aveva approfondito. Non è stata, come altri, una arrembante “parente di vittima”, figura molto italiana, ma, da persona mite, non riuscì a sottrarsi alle pressioni politiche che la vollero “icona” per una battaglia perdente, quella che la sinistra sapeva di condurre contro l’allora potente Totò Cuffaro per la presidenza della regione. Fu risarcita, secondo una logica a cui pure non seppe sottrarsi, con un seggio europarlamentare, ma l’immagine che riassume il suo ruolo politico la ritrovate nell’archivio di questa rubrica risalendo a sei anni fa.
Candidata alle primarie del PD come sindaco di Palermo, Rita Borsellino era sponsorizzata da Leoluca Orlando che la portava in giro, anche in autobus, presentandola alla gente dicendo che lui, “ ‘u sinnacoOllando” la raccomandava personalmente. Finì che le primarie le vinse un ex orlandiano, furono annullate e Orlando, che in tre conferenze stampa aveva giurato in tutte le lingue che non si sarebbe candidato, si candidò e vinse. Rita Borsellino, candidata discreta e quasi riluttante, di PD non volle più sapere, tantomeno di Orlando. Senza clamore ma con un sorriso triste.