Immigrati in piazza Duca d'Aosta, Milano (foto LaPresse)

Il problema immigrazione non si spiega con i numeri degli arrivi, ma con la gestione degli arrivati

Massimo Bordin

Una legge voluta e votata dalla Lega e l’ultimo paradosso della percezione rispetto alla realtà

Abbiamo imparato ormai da tempo il concetto di temperatura percepita che relativizza un dato oggettivo che lo smartphone ci propone momento per momento. I nostri nonni che mettevano il termometro fuori dalla finestra si affidavano alla colonnina di mercurio e la cosa finiva lì. Siamo tecnologicamente più avanzati ma più complicati. Se questo vale per la temperatura, figuriamoci per il calcolo degli immigrati presenti sul territorio. Ci sono i censimenti, i dati dell’Inps, quelli delle ong, altro ancora ma tutto va interpretato, districando categorie diverse fra profughi, richiedenti asilo, migranti economici e clandestini che, lo dice la parola stessa, sono difficili da contare. Qui ci si affida, fatta questa lunga premessa, a un dato, di fonte neutra e affidabile, limitato nel tempo e generalizzato nell’oggetto.

 

L’Unhcr, sezione greca, ha pubblicato un prospetto relativo agli arrivi, nei primi sette mesi di quest’anno, di migranti e profughi, non divisi, in Spagna, Italia e Grecia. Nel nostro paese sono arrivati in 18.500. Negli stessi sette mesi dell’anno scorso ne erano arrivati 92.500. Agli altri due paesi è andata peggio, molto peggio. In Spagna e in Grecia il numero degli arrivi, per terra e per mare, è raddoppiato. Eppure il problema immigrazione è sentito, certo acutamente, in tutti e tre i paesi ma da noi di più. Dunque la questione non si spiega con i numeri degli arrivi, ma forse con la gestione degli arrivati che evidentemente nel nostro paese è peggiore che altrove. Il fatto che essa sia regolata da una legge voluta e votata dal partito che oggi è in testa ai sondaggi è l’ultimo paradosso della percezione rispetto alla realtà.