Le parole da evitare al congresso del Pd
"Proposta progressista, democratica, civica e ambientalista". Nella nebbia degli aggettivi e dei luoghi comuni si intravedono tutti i problemi della sinistra
Difficile dire come andrà il congresso del Pd, quando si farà. Naturalmente il dibattito ferve e le candidature che si delineano possono apparire interessanti nella loro contrapposizione. E’ banale sottolineare che al di là delle persone conta la qualità del dibattito, possiamo darlo per scontato. Meno irrilevante è forse riflettere sulla qualità delle parole che dovranno esprimere adeguatamente i densi contributi di pensiero. Un certo stile vago e al tempo stesso magniloquente che caratterizzava i grandi oratori Pci si è via via immiserito col tempo, ma senza perdersi del tutto lasciando per strada solo la affascinante, anche se un po’ barocca e recitata, complessità, conservando vaghezza e retorica.
Da Gerardo Chiaromonte si è giunti a Fabio Fazio. Ci sono però parole che andrebbero evitate, non per altro ma per la loro vuota ritualità che scende ormai fino all’irrilevanza. Parole come “nuova proposta progressista, democratica, civica e ambientalista”. Niente di male, per carità, ma affascinante ed espressivo quanto un paracarro. Quando poi il segretario reggente Maurizio Martina ieri a Bruxelles ha completato il concetto annunciando che sulla proposta è necessario “aprire un cantiere”, nella nebbia degli aggettivi e dei luoghi comuni si poteva intravedere come i problemi della sinistra siano praticamente intatti.