Bruno Vespa ci salverà dai giustizialisti?
L’Anm e il suo ex presidente Piercamillo Davigo sono succubi e forse complici della controriforma della giustizia
La corrente guidata da Piercamillo Davigo alle recenti elezioni dei membri togati del Csm ha ottenuto 2 seggi su 16, classificandosi quarta fra quattro liste concorrenti, con la metà dei seggi ottenuta da quella classificatasi terza. Se esistesse ancora il centro d’ascolto radicale sarebbe interessante comparare la presenza sui teleschermi del consigliere Davigo rispetto a quella degli altri suoi colleghi togati. Qui naturalmente si sostiene il diritto di tutti a poter esprimere le proprie opinioni anche, anzi soprattutto, se minoritarie. A maggior ragione se si tratta di un organo di autogoverno di una categoria che bocciò come suo rappresentante Giovanni Falcone. Il merito delle opinioni ha però innegabilmente un suo peso.
Oggi la sovraesposizione televisiva dell’ex pm di Mani pulite porta il segno di un’operazione politica funzionale nemmeno al governo ma a una sua componente, ma la partita che si vuole giocare ha obiettivi che vanno al di là della legge anticorruzione. È al codice riformato nel 1988, alla modifica dei tre gradi di giudizio, ai rapporti fra i magistrati dell’accusa e quelli del giudizio che si vuole alla fine arrivare, ben oltre la prescrizione, per delineare una complessiva controriforma della giustizia. Di questo progetto l’Anm pare succube ed è forse complice. Alcune parti della sinistra sembrano rendersi conto, con ritardo, del precipitare della situazione ma naturalmente sono piccole minoranze. Ci salverà Bruno Vespa?