Il presidente "avvocato del popolo" Giuseppe Conte (foto LaPresse)

Il punto di non ritorno

Massimo Bordin

Le riforme sulla “democrazia diretta” e il referendum propositivo senza quorum. L'obiettivo del M5s è il superamento del parlamento, anche se Conte finge di ignorarlo

Il nodo sta arrivando al pettine anzi ai pettini, ché sono molti, qualcuno sdentato e tutti tirano in direzioni opposte. In sei mesi siamo vicini al punto chiave che caratterizza la presenza al governo del M5s. L’obiettivo programmatico delle riforme costituzionali, ribadito irrinunciabile per l’anno iniziato, è in realtà il punto di non ritorno. In un’intervista a un giornale per gli italiani negli Stati Uniti, America Oggi, l’ultimo giorno dell’anno il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha tenuto ad affrontare come primo tema proprio le riforme sulla “democrazia diretta” e il referendum propositivo senza quorum. “Alcuni vedono il pericolo di derive plebiscitarie, temono la sostituzione della democrazia rappresentativa con quella diretta ma l’esperienza dimostra che, nei paesi che hanno il referendum propositivo la democrazia diretta rafforza quella rappresentativa, funziona da stimolo e la rende più efficace e aderente alla volontà popolare”.

 

Conte sa fare uso della minimizzazione, antica arte andreottiana, ma qui chiaramente esagera. Perfino Marco Travaglio ieri si è dissociato in un editoriale. “Se al referendum propositivo non mettete un quorum fate solo danni” questa la critica, comunque significativa, a parte le consuete baggianate sui radicali. Così come sono significative le critiche della Lega che, paradossalmente più del M5S, avrebbe nel suo passato remoto un bagaglio teorico per occuparsi della questione. La lettura di Conte è invece storta perché finge di ignorare come Davide Casaleggio abbia più volte prospettato come obiettivo del M5s il superamento del parlamento. Conoscete una democrazia rappresentativa senza parlamento? Altro che quorum o stimolo ai parlamentari.