La vicinanza tra Salvini e Zuccaro
Il vicepremier ha riproposto ieri un remake della abortita campagna del procuratore di Catania, in un contesto che nel frattempo si è arricchito di due elementi nuovi
Nella conferenza stampa di mercoledì scorso Matteo Salvini ha usato parole complicate per comporre un concetto già sentito. Ieri Repubblica notava questo particolare in un articolo di Alessandra Ziniti in cui nelle parole del ministro rintracciava l’eco di quelle pronunciate dal procuratore catanese Carmelo Zuccaro l’anno scorso, quando avviò quella che si può definire una vera e propria campagna giudiziaria contro le ong, rimasta finora priva di riscontri effettivi. “Abbiamo evidenze investigative di contatti telefonici tra persone a bordo delle navi ong e alcuni trafficanti a terra”. Questa la frase di Salvini che fa pensare alle parole di Zuccaro. Il vicepremier di solito però ama far mostra di un eloquio fin troppo diretto e brutale. Se c’è da parlare di intercettazioni telefoniche, così le chiama, mica “evidenze investigative di contatti telefonici”, circonlocuzione che goffamente nasconde come di vere e proprie intercettazioni non si tratti, dal punto di vista tecnico prima ancora che da quello della loro utilizzabilità formale. In parole povere il vicepremier ha riproposto un remake della abortita campagna Zuccaro, in un contesto che nel frattempo si è arricchito di due elementi nuovi, sopravvenuti. L’ultimo ieri, sempre da Catania, con la richiesta del locale tribunale dei ministri di procedere contro il titolare del Viminale per la vicenda della nave Diciotti. Un invito a nozze per Salvini, da lui già sollecitato questa estate. A fare da sfondo resta poi quella foto, tanto cara al Fatto, in cui il procuratore capo di Palermo, prima o dopo cena non sapremmo dire, stringe sorridente la mano del ministro dell’Interno.